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Medinews
26 Marzo 2013

VALORE PROGNOSTICO E PREDITTIVO DELL’INFILTRAZIONE LINFOCITARIA NEL CARCINOMA MAMMARIO: DATI DALLO STUDIO DI FASE III BIG 02-98

Nel tumore mammario con linfonodi positivi, con recettori ormonali (ER) negativi e HER2 (human epidermal growth factor receptor 2)-negativo, un’aumentata infiltrazione linfocitaria è stata associata a prognosi molto favorevole. Studi clinici e preclinici suggeriscono che il sistema immunitario possa influenzare la prognosi e la risposta alla chemioterapia (CT), tuttavia, la sua rilevanza clinica nel carcinoma mammario deve essere ancora chiarita. Investigatori di vari centri oncologici statunitensi ed europei, tra cui due istituti italiani (Università di Milano e Ospedale di Prato) hanno valutato l’aggiunta di docetaxel alla CT contenente doxorubicina, ipotizzando che un’aumentata infiltrazione linfocitaria potrebbe essere associata a prognosi favorevole e a beneficio dopo somministrazione di CT immunogenica in sottotipi selezionati di tumore mammario. Lo studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract) ha esaminato la relazione tra quantità e localizzazione dell’infiltrazione linfocitaria alla diagnosi con l’outcome’ clinico in 2009 campioni di carcinoma mammario con linfonodi positivi, ottenuti nello studio adiuvante BIG 02-98 di fase III, randomizzato, che ha comparato CT con sola antraciclina (doxorubicina seguita da ciclofosfamide, metotrexato e fluorouracile [CMF] oppure doxorubicina e ciclofosfamide seguite da CMF) rispetto a CT contenente doxorubicina e docetaxel (in combinazione, seguita da CMF, oppure doxorubicina seguita da docetaxel seguita da CMF). Le letture sono state eseguite indipendentemente da due patologi e sono state studiate la sopravvivenza libera da malattia (DFS), la sopravvivenza globale (OS) e l’interazione con il tipo di associazione CT. Il follow-up mediano è durato 8 anni. I risultati non indicano associazione prognostica significativa nella popolazione globale né in quella con tumore ER-positivo/HER2-negativo. Tuttavia, ogni aumento del 10% di infiltrazione linfocitaria intratumorale e stromale si è tradotto rispettivamente in un ridotto rischio di recidiva del 17% (p aggiustato = 0.1) e 15% (p aggiustato = 0.025) e di morte del 27 e 17% nel sottotipo ER-negativo/HER2-negativo, indipendentemente dal tipo di CT utilizzata (p aggiustato = 0.035 e 0.023). Nel carcinoma mammario HER2-positivo è stata osservata un’interazione significativa tra l’aumento di infiltrazione linfocitaria stromale (incrementi del 10%) e il beneficio con CT contenente solo antraciclina (DFS: p interazione = 0.042; OS: p interazione = 0.018). In conclusione, nel carcinoma mammario ER-negativo/HER2-negativo, con linfonodi positivi, un’aumentata infiltrazione linfocitaria è stata associata a prognosi eccellente. Tuttavia, è necessaria l’ulteriore validazione di utilità clinica della valutazione di infiltrazione linfocitaria tumorale in questo contesto. I dati, secondo gli autori, supportano però lo studio di approcci immunoterapici in sottotipi selezionati di carcinoma mammario.
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