mercoledì, 23 ottobre 2024
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10 Ottobre 2012

UNICA DETERMINAZIONE DI PROTEINA C REATTIVA AL MOMENTO DELLA DIAGNOSI PREDICE L’ESITO A LUNGO TERMINE DEL CARCINOMA EPATICO

Livelli elevati sono stati associati a prognosi sfavorevole, ma possono divenire un utile marcatore per la selezione dei pazienti al trattamento

Ricercatori austriaci hanno esaminato il valore prognostico della proteina C reattiva (CRP) in pazienti con carcinoma epatico non indicato per la procedura chirurgica. Nello studio pubblicato sulla rivista Hepatology (leggi abstract) sono stati inclusi 615 pazienti che hanno ricevuto diagnosi di carcinoma epatico inoperabile, tra aprile 1999 e dicembre 2009, nei Dipartimenti di Gastro-enterologia delle Università mediche di Vienna e Innsbruck. Gli autori hanno valutato il cut-off ottimale di CRP con analisi della curva di regressione e l’impatto di questo valore testato sulla sopravvivenza globale (OS) mediana con il metodo di Kaplan-Meier, analisi univariata (test log-rank) e multivariata (modello di regressione del rischio proporzionale di Cox) in una coorte di valutazione (n = 466 a Vienna) e in una coorte indipendente di validazione (n = 149 a Innsbruck). risultati hanno indicato un’associazione a forma sigmoide di CRP e del rischio (hazard ratio) di morte all’analisi della curva di regressione e definito il livello di CRP < 1 / ≥ 1 mg/dl quale cut-off ottimale per le successive determinazioni della sopravvivenza. Un CRP elevato (≥ 1 mg/dl) alla diagnosi è stato associato a OS sfavorevole (CRP elevato vs CRP normale: 4 vs 20 mesi; p < 0.001) e rimaneva un fattore predittivo negativo significativo di OS anche in analisi multivariata (hazard ratio 1.7; p < 0.001), indipendente da età, classe Child-Pugh, caratteristiche tumorali e allocazione di trattamento. Le analisi che consideravano lo stadio BCLC (Barcelona Clinic Liver Cancer) e la classe Child-Pugh confermavano la rilevanza di CRP (OS in pazienti con CRP elevata vs CRP normale, in stadio BCLC C e classe Child-Pugh A: 6 vs 14 mesi, p < 0.001; OS in pazienti con CRP elevata vs CRP normale, in stadio BCLC C e classe Child-Pugh B: 4 vs 15 mesi, p < 0.001). Il significato prognostico di un elevato CRP era riproducibile in una seconda determinazione (‘time point’) di CRP e confermato nella coorte indipendente di validazione. In conclusione, nello studio un elevato CRP è stato associato a prognosi sfavorevole nei pazienti con carcinoma epatico e potrà divenire un marcatore utile per la selezione dei pazienti in trattamento per il carcinoma epatico.


Liver Cancer Newsgroup – Numero 9 – Ottobre 2012
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