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Medinews
4 Settembre 2012

TRASTUZUMAB PER VIA SOTTOCUTANEA O ENDOVENOSA NELLA TERAPIA (NEO)ADIUVANTE DEL TUMORE DEL SENO HER2-POSITIVO IN STADIO I-III

La somministrazione sottocutanea (s.c.) presenta caratteristiche farmacocinetiche ed efficacia non-inferiore alla via endovenosa (e.v.) standard, con simile profilo di sicurezza, e offre quindi una valida alternativa al trattamento standard. La formulazione s.c. di trastuzumab è stata sviluppata per migliorare la somministrazione e l’utilizzo da parte della paziente rispetto all’infusione e.v. standard del farmaco. Gli investigatori dello studio di fase 3, aperto, multicentrico, randomizzato, HannaH, pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), hanno esaminato il profilo farmacocinetico, l’efficacia e la sicurezza delle due formulazioni di trastuzumab in pazienti con tumore mammario HER2-positivo in stadio iniziale in terapia neo(adiuvante). Lo studio ha coinvolto 596 pazienti con tumore mammario HER-2 positivo, operabile, localmente avanzato o infiammatorio, randomizzate (1:1) a ricevere 8 cicli di chemioterapia neoadiuvante somministrata in associazione a trastuzumab ogni 3 settimane per via e.v. (dose di carico 8 mg/kg, dose di mantenimento 6 mg/kg, n = 299) o s.c. (dose fissa 600 mg, n = 297). La chemioterapia consisteva in 4 cicli di docetaxel (75 mg/m2) seguiti da 4 cicli di fluorouracile (500 mg/m2), epirubicina (75 mg/m2) e ciclofosfamide (500 mg/m2), ogni 3 settimane. Dopo la procedura chirurgica, le pazienti hanno continuato ad assumere trastuzumab per completare un anno di trattamento. Endpoint co-primari erano la concentrazione minima nel siero prima della somministrazione dell’ultima dose (ciclo 8) precedente alla chirurgia (limite di non-inferiorità per il quoziente tra gruppi era 0.80) e la risposta patologica completa (pCR, limite di non-inferiorità per la differenza tra gruppi era -12.5%), analizzati nella popolazione ‘per protocollo’. La concentrazione media geometrica minima prima del trattamento chirurgico è risultata di 51.8 μg/mL (coefficiente di variazione 52.5%) nel gruppo randomizzato alla via e.v. e di 69.0 μg/mL (55.8%) nel gruppo s.c. Il quoziente geometrico medio tra concentrazione minima nel gruppo s.c. ed e.v. era 1.33 (IC 90%: 1.24-1.44). Una pCR è stata ottenuta in 107 delle 263 pazienti (40.7%) nel gruppo randomizzato alla via e.v. e in 118 delle 260 (45.4%) nel gruppo s.c. La differenza di pCR tra gruppi era del 4.7% (IC 95%: -4.0 – 13.4). Quindi, trastuzumab s.c. è risultato non-inferiore a trastuzumab e.v. per entrambi gli endpoint co-primari. L’incidenza di eventi avversi di grado 3 – 5 era simile nei due gruppi; le manifestazioni più comuni erano neutropenia (99 pazienti di 298 [33.2%] nel gruppo e.v. vs 86 di 297 [29.0%] nel gruppo s.c.), leucopenia (17 [5.7%] vs 12 [4.0%]) e neutropenia febbrile (10 [3.4%] vs 17 [5.7%]). Tuttavia, più pazienti nel gruppo randomizzato alla via s.c. hanno riportato eventi avversi gravi (62 di 297 pazienti [21%]) rispetto alla via e.v. (37 di 298 [12%]): la differenza poteva essere attribuita principalmente a infezioni e infestazioni (24 [8.1%] nel gruppo s.c. vs 13 [4.4%] nel gruppo e.v.). Quattro eventi avversi hanno portato al decesso (uno nel gruppo e.v. e 3 in quello s.c.), tutti in fase neoadiuvante. Di questi, due, entrambi nel gruppo s.c., sono stati giudicati correlati al trattamento. In conclusione, la somministrazione sottocutanea di trastuzumab (tempo di infusione superiore ai 5 minuti) possiede profilo farmacocinetico ed efficacia non-inferiori alla via endovenosa standard, con simile profilo di sicurezza, e quindi rappresenta una valida alternativa di trattamento.
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