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Medinews
10 Settembre 2013

TERAPIA ADIUVANTE CON BEVACIZUMAB NEL TUMORE MAMMARIO TRIPLO-NEGATIVO: PRIMI RISULTATI DELLO STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE 3 BEATRICE

Bevacizumab non sarebbe raccomandato nel trattamento adiuvante delle pazienti con tumore mammario triplo-negativo non selezionate. In ambito neoadiuvante, l’aggiunta di questo anticorpo monoclonale alla chemioterapia ha mostrato migliorare la sopravvivenza libera da progressione nelle donne con tumore metastatico della mammella e i tassi di risposta patologica completa. Le micrometastasi dipendono dall’angiogenesi, suggerendo che le pazienti potrebbero trarre beneficio da strategie anti-angiogeniche in ambito adiuvante. I ricercatori afferenti allo studio BEATRICE (Adjuvant bevacizumab-containing therapy in triple-negative breast cancer), coordinati dal gruppo della University of Edinburgh and Cancer Services, NHS di Lothian, hanno valutato l’associazione di bevacizumab alla chemioterapia nel trattamento adiuvante di donne con tumore mammario triplo-negativo in uno studio randomizzato, aperto, di fase 3. A questo scopo, gli investigatori hanno arruolato pazienti con tumore mammario invasivo primario, operabile, triplo-negativo, confermato a livello centrale, in 360 centri distribuiti in 37 Paesi. Le pazienti, di età superiore o uguale a 18 anni, sono state randomizzate (1:1; con blocco e stratificazione secondo lo stato dei linfonodi, la chemioterapia [antraciclina, taxano o entrambi], lo stato dei recettori ormonali [negativo vs basso] e il tipo di procedura chirurgica) a ricevere un minimo di 4 cicli di chemioterapia da sola o in associazione a bevacizumab (equivalente a 5 mg/kg ogni settimana, per un anno). Endpoint primario era la sopravvivenza libera da malattia invasiva (IDFS); le analisi di efficacia sono state condotte sulla popolazione ‘intention-to-treat’ e quelle di sicurezza su tutte le pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del farmaco in studio, mentre l’analisi dei marcatori biologici plasmatici è stata eseguita su tutte le donne trattate con bevacizumab che avevano dato il loro consenso e offerto un campione misurabile di sangue prima del trattamento. Tra il 3 dicembre 2007 e l’8 marzo 2010, sono state randomizzate 1290 pazienti a sola chemioterapia e 1301 all’associazione di chemioterapia e bevacizumab. La maggior parte delle pazienti ha ricevuto terapia contenente antraciclina e 1638 pazienti delle 2591 totali (63%) presentavano linfonodi negativi. Al momento dell’analisi della IDFS, il follow-up mediano era 31.5 mesi (IQR: 25.6 – 36.8) nel gruppo randomizzato alla sola chemioterapia e 32.0 mesi (IQR: 27.5 – 36.9) nel gruppo con bevacizumab. Al momento dell’analisi primaria, eventi IDFS erano stati descritti in 205 pazienti (16%) nel gruppo di sola chemioterapia e in 188 (14%) in quello con bevacizumab (hazard ratio [HR] in analisi ‘log-rank’ stratificata 0.87, IC 95%: 0.72 – 1.07; p = 0.18). La IDFS a 3 anni è risultata pari all’82.7% (IC 95%: 80.5 – 85.0) nel gruppo randomizzato alla sola chemioterapia vs 83.7% (IC 95%: 81.4 – 86.0) in quello a chemioterapia e bevacizumab. Dopo la registrazione di 200 decessi, non è stata osservata alcuna differenza della sopravvivenza globale tra i due gruppi (HR 0.84, IC 95%: 0.64 – 1.12; p = 0.23). Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), la valutazione esplorativa dei marcatori biologici ha suggerito che le pazienti con elevati livelli plasmatici di VEGFR-2 prima del trattamento potrebbero beneficiare dall’aggiunta di bevacizumab (test di interazione di Cox, p = 0.029). L’aggiunta di bevacizumab vs la sola chemioterapia è stata associata ad aumentata incidenza di ipertensione di grado 3 o superiore (154 pazienti [12%] vs 8 [1%]), eventi cardiaci gravi che si sono manifestati in ogni momento durante il periodo di 18 mesi dello studio della sicurezza (19 pazienti [1%] vs 2 [< 0.5%]) e interruzione del trattamento (bevacizumab, chemioterapia o entrambe: 256 pazienti [20%] vs 30 [2%]). Con bevacizumab non è stato osservato alcun aumento del numero di eventi avversi fatali (4 [< 0.5%] vs 3 [< 0.5%]). In conclusione, i risultati dello studio BEATRICE indicano che bevacizumab non può essere raccomandato in terapia adiuvante nelle pazienti con tumore mammario triplo-negativo non selezionate. Tuttavia, un ulteriore follow-up è necessario per valutare i potenziali effetti di bevacizumab sulla sopravvivenza globale.
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