mercoledì, 23 ottobre 2024
Medinews
21 Gennaio 2014

STUDIO RANDOMIZZATO, CONTROLLATO VS PLACEBO, DI FASE III, DI SUNITINIB E PREDNISONE VS SOLO PREDNISONE NEL TUMORE PROSTATICO METASTATICO, RESISTENTE ALLA CASTRAZIONE, IN PROGRESSIONE

L’aggiunta di sunitinib a prednisone nel carcinoma metastatico della prostata, resistente alla castrazione e refrattario a docetaxel, non sembra migliorare la sopravvivenza globale (OS) rispetto al placebo. Ricercatori statunitensi e colleghi europei, cinesi e canadesi hanno valutato la terapia a bersaglio angiogenico con sunitinib in uno studio randomizzato, in doppio cieco, sul carcinoma metastatico della prostata, resistente alla castrazione. I pazienti con questo tumore, in progressione dopo chemioterapia contenente docetaxel, che già ricevevano prednisone orale (5 mg 2 volte al giorno), sono stati randomizzati (2:1) a sunitinib (37.5 mg al giorno) in terapia continuativa o a placebo. Endpoint primario era la OS, mentre gli endpoint secondari includevano la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Due analisi ad interim sono state pianificate durante lo studio. In totale sono stati randomizzati 873 pazienti: 584 a sunitinib e 289 a placebo. Dopo la seconda analisi ad interim, il comitato indipendente di monitoraggio dei dati ha interrotto lo studio ‘per futilità’. A un follow-up globale mediano di 8.7 mesi, la OS mediana è risultata pari a 13.1 vs 11.8 mesi, rispettivamente con sunitinib e placebo (hazard ratio [HR] 0.914, IC 95%: 0.762 – 1.097; test log-rank stratificato p = 0.168). La PFS è risultata significativamente migliore nel braccio con sunitinib (mediana 5.6 vs 4.1 mesi; HR 0.725, IC 95%: 0.591 – 0.890; test log-rank stratificato p < 0.001). Nello studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract), la tossicità e i tassi di interruzione per eventi avversi (27 vs 7%) erano più alti con sunitinib rispetto al placebo e i più comuni eventi avversi di grado 3/4 legati al trattamento erano fatigue (9 vs 1%), astenia (8 vs 2%) e sindrome mano-piede (7 vs 0%). Le anormalità ematologiche di grado 3/4, correlate al trattamento, più frequenti erano linfopenia (20 vs 11%), anemia (9 vs 8%) e neutropenia (6 vs <1%). In conclusione, l’aggiunta di sunitinib a prednisone non ha migliorato la sopravvivenza globale dei pazienti con carcinoma metastatico della prostata resistente alla castrazione e refrattario a docetaxel rispetto al placebo. Il ruolo della terapia anti-angiogenica rimane dunque sperimentale per questo tipo di tumore.
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