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Medinews
14 Maggio 2013

SOPRAVVIVENZA GLOBALE CON PERTUZUMAB, TRASTUZUMAB E DOCETAXEL NEL TUMORE MAMMARIO METASTATICO HER2-POSITIVO: STUDIO CLEOPATRA

Lo studio CLEOPATRA è uno studio di fase 3, randomizzato, controllato verso placebo, in doppio cieco, che ha comparato l’efficacia e la sicurezza di pertuzumab, trastuzumab e docetaxel con la combinazione di placebo, trastuzumab e docetaxel nelle pazienti con carcinoma metastatico della mammella HER2-positivo. I risultati dell’analisi primaria hanno indicato una sopravvivenza mediana libera da progressione significativamente più lunga nel gruppo trattato con pertuzumab che in quello che ha ricevuto placebo. L’analisi ad interim della sopravvivenza globale ha favorito il gruppo trattato con pertuzumab, senza evidenziare significatività statistica. In questa pubblicazione sono riportati i risultati di sopravvivenza globale dopo un ulteriore anno di follow-up. Lo studio randomizzato, in doppio cieco, è stato condotto in 204 centri in 25 Paesi. Le pazienti con tumore mammario metastatico HER2-positivo che non avevano precedentemente ricevuto chemioterapia o trattamento biologico per la malattia metastatica sono state randomizzare a pertuzumab, trastuzumab e docetaxel (n = 402) oppure allo stesso regime dove il placebo ha sostituito pertuzumab (n = 406). La randomizzazione (1:1) è stata stratificata per regione geografica e precedente trattamento. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (valutata indipendentemente), i cui dati sono stati pubblicati in altro studio, ma nessun dato di follow-up era stato raccolto per l’endpoint primario. Endpoint secondari includevano la sopravvivenza globale, la sopravvivenza libera da progressione (valutata dall’investigatore), il tasso di risposta obiettiva e la sicurezza. Il follow-up mediano è stato di 30 mesi in entrambe i gruppi. Endpoint di efficacia sono stati analizzati nella popolazione ‘intention-to-treat’ e la sicurezza è stata valutata secondo il trattamento ricevuto. Lo studio CLEOPATRA è stato chiuso, ma i dati di sicurezza e sopravvivenza continuano ad essere registrati in un follow-up. Nella popolazione ‘intention-to-treat’ 267 pazienti sono decedute entro la data di cut-off (14 maggio 2012), 154 delle 406 donne (38%) nel gruppo a placebo e 113 delle 402 (28%) randomizzate a pertuzumab. La sopravvivenza globale mediana è risultata di 37,6 mesi (IC 95%: 34,3 – non valutabile) nel gruppo a placebo ma non è stata raggiunta (IC 95%: 42,4 – non valutabile) in quello a pertuzumab (hazard ratio 0,66; IC 95%: 0,52 – 0,84; p = 0,0008). La sopravvivenza mediana libera da progressione, valutata dall’investigatore, è risultata di 12,4 mesi (IC 95%: 10,4 – 13,5) nel gruppo a placebo e di 18,7 mesi (IC 95%: 16,6 – 21,6) in quello con pertuzumab (hazard ratio 0,69; IC 95%: 0,58 – 0,81). Eventi avversi gravi sono stati descritti in 115 delle 396 pazienti (29%) che hanno ricevuto placebo, trastuzumab e docetaxel e in 148 delle 408 pazienti (36%) che hanno ricevuto pertuzumab, trastuzumab e docetaxel e includevano neutropenia febbrile, neutropenia, diarrea, polmonite e cellulite. Globalmente, gli eventi avversi erano simili a quelli riportati nell’analisi primaria in termini di frequenza, severità e specificità. In conclusione, l’analisi suggerisce un miglioramento significativo della sopravvivenza globale con la combinazione pertuzumab, trastuzumab e docetaxel nelle pazienti con tumore mammario metastatico HER2-positivo, rispetto a placebo, trastuzumab e docetaxel. Dato che l’effetto non era concomitante a un aumento degli eventi avversi, il regime rappresenta secondo gli autori un netto miglioramento rispetto allo standard di cura per questa popolazione di pazienti.
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