mercoledì, 23 ottobre 2024
Medinews
27 Settembre 2012

RUOLO DI INTERFERONE NEL CARCINOMA RENALE METASTATICO: ANALISI DI DUE SCHEDULE DIVERSE DI SORAFENIB E INTERFERONE-ALFA2A

Una somministrazione più frequente di IFN a bassa dose offre buona efficacia e tollerabilità, ma ulteriori studi sono necessari per posizionare questo regime nello scenario di trattamento

L’efficacia di sorafenib nel carcinoma renale metastatico è ormai provata, per interferone (IFN) l’attività anti-angiogenica sembra invece dipendere dal regime di dose e somministrazione. Nello studio di fase II, RAPSODY (Randomized, prospective trial of two schedules of sorafenib 800 mg daily and interferon alpha in metastatic renal cell carcinoma), condotto dal Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica (GOIRC), gli investigatori hanno messo a confronto due schedule di trattamento di IFN combinato a sorafenib. Lo studio prospettico aperto, non comparativo, multicentrico, randomizzato di fase II ha interessato pazienti non trattati precedentemente con carcinoma renale metastatico e performance status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) compreso tra 0 e 2. Sorafenib è stato somministrato alla dose di 400 mg due volte al giorno, mentre per IFN era prevista una schedula di 9 milioni di unità (MU) tre volte a settimana (braccio A) oppure di 3 MU cinque volte a settimana (braccio B), per via sottocutanea. Endpoint primari erano la sopravvivenza libera da progressione (PFS) in ciascun braccio e la sicurezza. I dati sono stati valutati con analisi ‘intention-to-treat’. Nello studio, pubblicato sulla rivista European Urology (leggi abstract), sono stati esaminati in totale 101 pazienti. La PFS mediana è risultata di 7.9 mesi nel braccio A e di 8.6 mesi nel braccio B (p = 0.049) e la durata mediana della risposta era rispettivamente di 8.5 e 19.2 mesi (p = 0.0013). Nel braccio A sono state osservate 9 risposte parziali, mentre nel braccio B erano 3 le risposte complete e 14 le parziali (17.6 vs 34.0%; p = 0.058). I pazienti che hanno ottenuto stabilizzazione della malattia erano 24 e 21 (47 e 42%), rispettivamente nel braccio A e B. Le tossicità di grado 3 – 4 più comuni erano affaticamento e astenia (28 vs 16%; p = 0.32) e reazioni cutanee mano-piede (20 vs 18%). In conclusione, l’associazione di sorafenib a una somministrazione frequente di IFN a basso dosaggio ha mostrato buona efficacia e tollerabilità. Tuttavia, gli investigatori suggeriscono lo svolgimento di ulteriori studi per identificare il più probabile posizionamento di questo regime (con tasso di risposta completa del 6%) nello scenario di trattamento del carcinoma renale metastatico.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 8 – Settembre 2012
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