mercoledì, 23 ottobre 2024
Medinews
22 Maggio 2013

INCIDENZA E RISCHIO DI MORTE LEGATA ALLA TERAPIA IN PAZIENTI ONCOLOGICI TRATTATI CON INIBITORI DI mTOR

Il loro utilizzo è associato a un basso, anche se maggiore rischio di eventi fatali avversi rispetto ai pazienti di controllo; in certe situazioni il loro uso è giustificato per le indicazioni approvate

L’inibizione di mTOR (mammalian target of rapamycin) è un trattamento ormai consolidato per molte neoplasie maligne. Ricercatori statunitensi, coreani, brasiliani e canadesi, coordinati dai colleghi del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, hanno condotto una meta-analisi aggiornata per determinare il rischio di eventi fatali avversi in pazienti oncologici trattati con inibitori mTOR. A questo scopo, hanno condotto una ricerca degli articoli pubblicati tra gennaio 1966 e giugno 2012 nei database di PubMed, delle conferenze e di clinicaltrials.gov. Gli studi eleggibili erano limitati a quelli che avevano utilizzato inibitori mTOR approvati (everolimus e temsirolimus) in pazienti oncologici, dovevano avere disegno randomizzato e presentare adeguati profili di sicurezza. L’estrazione dei dati è stata condotta in accordo alla dichiarazione PRISMA (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses). I risultati dello studio pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (leggi abstract) indicano che nell’analisi sono stati inclusi in totale 3193 pazienti da 8 studi randomizzati, controllati (RCT), di cui 2236 trattati con everolimus e 957 con temsirolimus. Il rischio relativo (RR) degli eventi fatali avversi correlato all’uso di inibitori mTOR è risultato di 2.20 (IC 95%: 1.25 – 3.90; p = 0.006), rispetto ai pazienti di controllo. Nell’analisi di sottogruppo non è stata rilevata differenza nel tasso di eventi fatali avversi tra everolimus e temsirolimus o tra i diversi tipi di tumore (carcinoma renale vs tumori non renali) e nessuna evidenza di bias di pubblicazione è stata osservata. In conclusione, l’utilizzo di inibitori mTOR è stato associato a un modesto, ma più elevato rischio di eventi fatali avversi rispetto ai pazienti di controllo. In un appropriato scenario clinico, tuttavia, l’uso di questi agenti target rimane giustificato nell’ambito delle indicazioni che hanno ricevuto l’approvazione.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 5 – Maggio 2013
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