mercoledì, 23 ottobre 2024
Medinews
28 Maggio 2013

ESPOSIZIONE PROLUNGATA A INIBITORI TIROSIN-CHINASICI O USO INIZIALE DI EVEROLIMUS NEL CARCINOMA RENALE METASTATICO?

La terapia di seconda linea con everolimus non sembra offrire alcun vantaggio, ma il beneficio indotto da una terapia con TKI in prima linea sembra predire l’efficacia nella linea successiva. Ricercatori italiani, coordinati dai colleghi dell’ospedale ‘Sen. Antonio Perrino’ di Brindisi, hanno analizzato retrospettivamente pazienti con carcinoma renale metastatico trattati con tre agenti target. I pazienti hanno iniziato la sequenza di terapia con un inibitore tirosin-chinasico (TKI), sunitinib o sorafenib, e sono stati suddivisi in due gruppi in base all’ordine di ricevimento del secondo TKI e di everolimus (EVE): gruppo TKI-TKI-EVE (n = 19) e gruppo TKI-EVE-TKI (n = 14). Lo studio pubblicato sulla rivista Medical Oncology (leggi abstract) suggerisce una sopravvivenza libera da progressione (PFS) di 13 mesi con il primo TKI nel gruppo TKI-TKI-EVE e di 10 mesi nel gruppo TKI-EVE-TKI. La PFS con il secondo agente target ha mostrato un trend favorevole con la sequenza TKI-TKI-EVE, con una mediana di 11 vs 6.5 mesi, mentre la PFS mediana con il terzo agente è risultata di 6 mesi in entrambe i gruppi. Anche la PFS totale ha mostrato un trend favorevole con la sequenza TKI-TKI-EVE, con una mediana di 31 vs 23 mesi, mentre la sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata di 38 mesi in entrambe i gruppi, con più pazienti che hanno ricevuto il trattamento successivo nel gruppo TKI-EVE-TKI. Il sottogruppo di pazienti ‘responder’ non a lungo termine (≤ 9 mesi) al primo TKI ha mostrato ‘outcome’ simili, indipendentemente dalla sequenza utilizzata. Il sottogruppo di ‘responder’ a lungo termine al primo TKI (> 9 mesi) che avevano ricevuto l’altro TKI invece di EVE ha mostrato ‘outcome’ migliori in termini di PFS mediana con il secondo agente target (13 vs 5.5 mesi; p = 0.0271), di PFS totale mediana (39.5 vs 23.5 mesi; p = 0.0415) e OS mediana (46 vs 38 mesi). In conclusione, non è stato osservato alcun vantaggio apparente con l’utilizzo iniziale di EVE nel carcinoma renale metastatico in stadio avanzato, anche nei pazienti che non traggono beneficio prolungato dal trattamento in prima linea con TKI, mentre la durata della terapia di prima linea con TKI sembra essere predittiva dell’efficacia di TKI in seconda linea.
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