mercoledì, 23 ottobre 2024
Medinews
19 Febbraio 2013

CABOZANTINIB NEI PAZIENTI CON CARCINOMA AVANZATO DELLA PROSTATA: RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE II

L’agente target ha mostrato attività clinica nei pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione, attraverso riduzione delle lesioni ai tessuti molli, miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS), risoluzione alle scansioni ossee e diminuzione dei marcatori del ‘turnover’ dell’osso, del dolore e dell’uso di narcotici. L’inibitore delle tirosin-chinasi, cabozantinib (XL184), biodisponibile per via orale, ha attività anti-MET e anti-VEGFR2 (recettore 2 del fattore di crescita endoteliale vascolare). Ricercatori statunitensi, in collaborazione con colleghi belgi, asiatici e israeliani, hanno valutato l’attività di cabozantinib in pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione in uno studio randomizzato di fase II, di discontinuazione, in una coorte di espansione. I pazienti hanno ricevuto 100 mg di cabozantinib al giorno. Dopo 12 settimane, quelli che presentavano stabilizzazione della malattia, secondo i criteri RECIST, sono stati randomizzati allo stesso agente target o a placebo (discontinuazione). Endpoint primari erano il tasso di risposta obiettiva a 12 settimane e la PFS dopo randomizzazione alla continuazione o meno del trattamento. In totale, sono stati arruolati 171 pazienti con tumore prostatico resistente alla castrazione; la randomizzazione è stata interrotta precocemente per l’osservazione dell’attività di cabozantinib: il 72% dei pazienti ha mostrato regressione delle lesioni ai tessuti molli, il 68% dei pazienti valutabili ha manifestato miglioramento alla scansione ossea, con risoluzione completa nel 12% dei casi. Il tasso di risposta obiettiva a 12 settimane è stato del 5%, con stabilizzazione della malattia nel 75% dei pazienti e sono stati randomizzati 31 pazienti con malattia stabile dopo 12 settimane. Lo studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (leggi abstract) ha indicato una PFS mediana di 23.9 settimane (IC 95%: 10.7 – 62.4) nei pazienti trattati con cabozantinib e di 5.9 settimane (IC 95%: 5.4 – 6.6) in quelli randomizzati a placebo (hazard ratio 0.12; p < 0.001). La fosfatasi alcalina sierica totale e il telopeptide C-terminale ‘cross-linked’ plasmatico del collagene di tipo I sono diminuiti di ≥ 50% nel 57% dei pazienti valutabili e una revisione retrospettiva ha evidenziato un miglioramento del dolore osseo nel 67% dei pazienti valutabili, con una riduzione dell’uso di narcotici nel 56% dei casi. Eventi avversi di grado 3 più frequenti erano fatigue (16%), ipertensione (12%) e sindrome mano-piede (8%). In conclusione, cabozantinib ha mostrato attività clinica nei pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione, con una riduzione delle lesioni ai tessuti molli, miglioramento della sopravvivenza libera da progressione, risoluzione delle lesioni alla scansione ossea e riduzione dei marcatori del ‘turnover’ dell’osso, del dolore e dell’uso di narcotici.
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