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Medinews
21 Novembre 2013

AXITINIB VS SORAFENIB NELLA TERAPIA DI PRIMA LINEA DI PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE METASTATICO: STUDIO RANDOMIZZATO DI FASE 3, IN APERTO

Il primo agente non offre un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti naïve, rispetto a sorafenib, ma ha attività clinica e un accettabile profilo di sicurezza

In precedenti studi clinici su pazienti con carcinoma renale metastatico, axitinib in seconda linea ha mostrato una sopravvivenza mediana libera da progressione più lunga rispetto a sorafenib. Ricercatori coordinati da colleghi del Baylor Sammons Cancer Center di Dallas e US Oncology Research di Houston hanno avviato uno studio di fase 3 che ha comparato axitinib vs sorafenib in pazienti con carcinoma renale metastatico, naïve al trattamento. In questo studio di fase 3, randomizzato, in aperto, pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology (leggi abstract), pazienti di 13 Paesi con carcinoma renale metastatico a cellule chiare, misurabile, naïve al trattamento, sono stati stratificati secondo performance status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) e randomizzati (2:1), con sistema di registrazione centralizzato, ad axitinib, 5 mg due volte al giorno, oppure a sorafenib, 400 mg due volte al giorno. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione, valutata da un comitato di revisione indipendente, in cieco, nella popolazione ‘intention-to-treat’. Tra il 14 giugno 2010 e il 21 aprile 2011, 192 pazienti sono stati randomizzati ad axitinib e 96 a sorafenib. La data di ‘cut-off’ per l’analisi era il 27 luglio 2012, quando 171 dei 288 pazienti (59%) risultavano deceduti o presentavano progressione del tumore, come determinato dal comitato di revisione indipendente. Non è stata osservata differenza significativa nella sopravvivenza mediana libera da progressione tra i pazienti trattati con axitinib o sorafenib (rispettivamente 10.1 mesi, IC 95%: 7.2 – 12.1, vs 6.5 mesi, IC 95%: 4.7 – 8.3; hazard ratio stratificato 0.77, IC 95%: 0.56 – 1.05). Gli eventi avversi di ogni grado, più comuni con axitinib (differenza ≥ 10%) che con sorafenib erano diarrea (94 di 189 pazienti [50%] vs 38 di 96 [40%]), ipertensione (92 [49%] vs 28 [29%]), riduzione del peso (69 [37%] vs 23 [24%]), diminuzione dell’appetito (54 [29%] vs 18 [19%]), disfonia (44 [23%] vs 10 [10%]), ipotiroidismo (39 [21%] vs 7 [7%]) e dolore all’addome superiore (31 [16%] vs 6 [6%]); quelli più comuni con sorafenib che con axitinib includevano eritrodisestesia palmo-plantare (PPE; 37 di 96 pazienti [39%] vs 50 di 189 [26%]), rash cutaneo (19 [20%] vs 18 [10%]), alopecia (18 [19%] vs 8 [4%]) ed eritema (18 [19%] vs 5 [3%]). Gli eventi avversi di grado 3 e 4 più comuni nei pazienti trattati con axitinib includevano ipertensione (26 di 189 pazienti [14%]), diarrea (17 [9%]), astenia (16 [8%]), riduzione del peso (16 [8%]) e PEE (14 [7%]), mentre gli eventi avversi di grado 3 e 4 più frequenti nei pazienti in trattamento con sorafenib erano PPE (15 di 96 pazienti [16%]), diarrea (5 [5%]) e astenia (5 [5%]). Eventi avversi gravi sono stati descritti in 64 dei 189 pazienti (34%) trattati con axitinib e in 24 dei 96 pazienti (25%) trattati con sorafenib. In conclusione, axitinib non ha significativamente migliorato la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con carcinoma renale metastatico, naïve al trattamento, rispetto a quelli trattati con sorafenib, ma ha dimostrato attività clinica e un accettabile profilo di sicurezza.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 11 – Novembre 2013
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