Numerosi i temi affrontati e sviluppati nel corso dell’annuale Congresso Europeo di Urologia (EAU), anche quest’anno in modalità virtuale per via delle restrizioni Covid. Come sempre, tanti gli spunti soprattutto in campo oncologico. A farla da padrone le neoplasie di prostata e vescica, seguite da quelle del rene. Spazio anche alla calcolosi, all’infertilità e alla funzione emergente del microbiota con alcuni lavori sul suo ruolo nella calcolosi urinaria, un fattore che dovrebbe essere considerato a pieno nell’eziologia del problema. Sempre più centrali le nuove tecnologie nei processi terapeutici, dall’intelligenza artificiale alla telemedicina, la nuova frontiera della pratica medica, che con la pandemia è entrata di forza nella prassi quotidiana, proiettandosi in una dimensione sempre più importante. Dal punto di vista delle terapie oncologiche della prostata, dati interessanti emergono dagli studi sulla sorveglianza attiva nel tumore prostatico a basso rischio dopo i 60 anni, una scelta da considerare attentamente rispetto al trattamento attivo, considerandone pro e contro, soprattutto in termini di qualità della vita. Interessante anche l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel percorso diagnostico del tumore della prostata e nell’interpretazione delle risonanze magnetiche multiparametriche, per fornire le diagnosi sempre più precocemente. Nuovi passi avanti nelle terapie anche per il tumore nmCRPC (Non-Metastatic Castration-Resistant Prostate Cancer) con la presentazione dei dati dello studio ARAMIS. Numerosi interventi sui marcatori di tumore vescicale che, nonostante siano stati sviluppati e validati nella diagnosi e follow up delle neoplasie, mostrano ancora poca sensibilità e specificità. Presentati studi anche su recenti scoperte nel campo degli inibitori del check-point nei tumori vescicale e l’approvazione di farmaci come il pembrolizumab, dopo fallimento dei regimi terapeutici basati sul platino. Nuove scoperte genetiche anche nel campo dell’infertilità, con le valutazioni molecolari dei fattori genetici responsabili di circa il 15 % dei casi: un ruolo importante nel processo diagnostico.
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