Ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano hanno riesaminato il rischio di disfunzione cardiaca in seguito a somministrazione di trastuzumab, che nella studio adiuvante di fase III NSABP-B31, pubblicato nel 2005 sulla rivista New England Journal of Medicine, era risultato pari al 4% nelle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo trattate con trastuzumab, rispetto a 1.3% nel braccio di controllo, dopo un follow-up di 7 anni. La cardiotossicità di trastuzumab può indurre un danno reversibile, normalmente transitorio, che migliora con la sospensione del trattamento con l’anticorpo monoclonale. Negli studi clinici con trastuzumab in ambito adiuvante, le pazienti a rischio cardiaco non erano in genere incluse, ma analisi di sottogruppo hanno identificato sottopopolazioni che erano più probabilmente a rischio di sviluppare danno cardiaco in seguito a esposizione a trastuzumab. Sebbene esista un rischio di tossicità cardiaca con trastuzumab adiuvante, gli ‘outcome’ migliori osservati nelle pazienti trattate con questo anticorpo monoclonale superano i rischi. È essenziale, perciò, determinare accuratamente la funzionalità cardiaca prima, durante e dopo la terapia con trastuzumab in tutte le pazienti. L’incidenza di scompenso cardiaco congestizio nelle pazienti più anziane trattate con trastuzumab sembra più alta di quella della popolazione globale determinata in ampi studi clinici. Quindi, la valutazione del rischio cardiaco e del rischio di recidiva del tumore mammario e la discussione tra cardiologi e oncologi dovrebbero precedere ogni decisione di trattamento adiuvante da adottare nelle donne con carcinoma mammario iniziale. Nello studio pubblicato sulla rivista Future Oncology (
leggi abstract) gli autori raccomandano un più lungo periodo di follow-up per verificare se la reversibilità degli effetti tossici cardiaci si mantenga e, di conseguenza, se il rischio a breve termine sia esagerato o sottostimato. Con il regime utilizzato nello studio NSABP-B31, il beneficio della somministrazione di trastuzumab supera decisamente il rischio. E ancora, la manifestazione di scompenso cardiaco congestizio tardivo dopo aggiunta di trastuzumab alla chemioterapia è abbastanza infrequente. Quindi, nell’era della medicina personalizzata, sono necessari sforzi per promuovere strategie di rilevamento e gestione del rischio per evitare tossicità dannose che possono impedire lo sviluppo e l’accesso della paziente ai nuovi agenti.