martedì, 3 ottobre 2023
Medinews
17 Dicembre 2012

VALUTAZIONE DELL’INCIDENZA DI TUMORE DELLA MAMMELLA DOPO TRENT’ANNI DI SCREENING MAMMOGRAFICO

Malgrado un sostanziale aumento del numero di casi di tumore mammario rilevati in stadio iniziale, lo screening mammografico ha solo marginalmente ridotto il tasso di donne che ricevono diagnosi del tumore in fase avanzata. Secondo i ricercatori statunitensi, i risultati di questa valutazione suggeriscono una maggiore sovra-diagnosi, pari a circa un terzo dei casi di cancro della mammella di nuova diagnosi, e solo un leggero effetto sulla mortalità per il tumore. Al fine di ridurre la mortalità, lo screening dovrebbe rilevare la malattia letale ad uno stadio più iniziale e di conseguenza più curabile: programmi efficaci di screening per il cancro aumentano quindi l’incidenza del tumore in stadio iniziale e diminuiscono quella di cancro in stadio avanzato. In questo studio, pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine (leggi abstract), i due autori hanno utilizzato i dati del SEER (Surveillance, Epidemiology, and End Results) per esaminare le tendenze dal 1976 al 2008 dell’incidenza di tumore della mammella in stadio iniziale (carcinoma duttale in situ e malattia localizzata) e avanzato (regionale e a distanza) in donne di 40 anni o più anziane. L’introduzione dello screening mammografico negli Stati Uniti è stato associato a un numero doppio di casi di tumore della mammella in stadio iniziale rilevati ogni anno, da 112 a 234 casi ogni 100000 donne, con un incremento assoluto di 122 casi ogni 100000 donne. Al contempo, il tasso di donne che hanno ricevuto diagnosi di tumore in stadio avanzato è diminuito dell’8%, da 102 a 94 casi ogni 100000 donne, con una riduzione assoluta di 8 casi ogni 100000 donne. Assumendo che il carico della malattia sottostante fosse costante, l’attesa di progressione allo stadio avanzato era valida solo per 8 delle 122 donne in eccesso che avevano ricevuto diagnosi di malattia in stadio iniziale. E dopo esclusione dell’incidenza transitoria in eccesso associata alla terapia ormonale sostituiva e aggiustamento per le tendenze osservate sull’incidenza del tumore mammario tra donne più giovani di 40 anni, gli autori hanno stimato che il cancro della mammella sia stato sovra-diagnosticato in 1.3 milioni di donne (per esempio tumori rilevati con lo screening che non dovrebbero aver mai sviluppato sintomi clinici), negli Stati Uniti negli ultimi 30 anni. Gli autori hanno inoltre stimato che, solo nel 2008, il tumore mammario sia stato sovra-diagnosticato in oltre 70000 donne, corrispondente al 31% di tutte le diagnosi di cancro della mammella. In conclusione, nonostante il sostanziale aumento del numero dei casi di tumore mammario diagnosticato in stadio iniziale, lo screening mammografico ha ridotto solo marginalmente la percentuale di donne che presentano la malattia in stadio avanzato. Sebbene non sia certo quali donne siano colpite, i dati suggeriscono che esista un sostanziale squilibrio (aumento) di diagnosi, corrispondente a circa un terzo di tutte le nuove diagnosi di tumore mammario, e che lo screening stia avendo, nel migliore dei casi, solo un limitato effetto sulla mortalità per il cancro della mammella.
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