VALORE PROGNOSTICO DEI LINFOCITI INFILTRANTI IL TUMORE, NEL TUMORE RESIDUO, DOPO CHEMIOTERAPIA PRIMARIA DEL CARCINOMA MAMMARIO TRIPLO-NEGATIVO: STUDIO MULTICENTRICO RETROSPETTIVO
La presenza di linfociti infiltranti il tumore (TIL) nel tumore residuo, dopo chemioterapia neoadiuvante (NACT), è associata a una prognosi migliore nelle pazienti con carcinoma mammario triplo-negativo. Questo parametro può rappresentare un nuovo surrogato di efficacia terapeutica, per testare agenti sperimentali in ambito neoadiuvante, e un nuovo marcatore prognostico, per selezionare le pazienti a rischio di recidiva più alto. Attualmente si sente la necessità di sviluppare surrogati per valutare l’efficacia del trattamento in ambito neoadiuvante al fine di velocizzare lo sviluppo dei farmaci e stratificare le pazienti secondo l”outcome’. Studi preclinici hanno mostrato che la chemioterapia induce una risposta immune anti-tumorale. Al fine di sviluppare nuovi surrogati di efficacia terapeutica, ricercatori francesi (Institut Gustave Roussy di Villejuif e Paris Sud University di Kremlin-Bicêtre) e italiani (Università e Istituto Oncologico Veneto di Padova, Istituto Europeo di Oncologia e Università di Milano, Ospedale-Universitario di Modena) hanno valutato il valore prognostico dei TIL nel tumore residuo dopo NACT in pazienti con carcinoma mammario triplo-negativo. In totale, in tre diversi ospedali, sono state retrospettivamente identificate 304 pazienti con carcinoma mammario triplo-negativo e tumore residuo dopo NACT. Dopo colorazione con ematossilina ed eosina, sono stati esaminati i vetrini provenienti dai campioni chirurgici, post-chemioterapia, per la presenza di TIL intratumorali (It-TIL) e stromali (Str-TIL). I casi sono stati classificati come TIL elevati se It-TIL e/o Str-TIL erano > 60%. I TIL erano valutabili in 278 casi. Nello studio pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (leggi abstract), le variabili continue di It-TIL e Str-TIL sono risultate potenti fattori prognostici, nel modello multivariato, sia in termini di sopravvivenza libera da metastasi [hazard ratio (HR) 0.86, intervallo di confidenza (IC) 95%: 0.77 – 0.96; p = 0.01 e HR 0.85, IC 95%: 0.75 – 0.98; p = 0.02, rispettivamente per Str-TIL e It-TIL] che di sopravvivenza globale (rispettivamente HR 0.86, IC 95%: 0.77 – 0.97; p = 0.01 e HR 0.86, IC 95%: 0.75 – 0.99; p = 0.03). Il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni è risultato pari al 91% (IC 95%: 68 – 97) nelle pazienti con TIL elevati (n = 27) e al 55% (IC 95%: 48 – 61) in quelle con TIL bassi (HR 0.19, IC 95%: 0.06 – 0.61; p log rank = 0.0017). Il maggiore impatto prognostico dei TIL è stato osservato nelle pazienti che presentavano una persistenza di tessuto tumorale dopo NACT (tumore residuo > 2 cm e/o metastasi linfonodali) più alta. In tutte le pazienti, eccetto un caso di TIL elevati, i valori di It-TIL e Str-TIL nel campione prelevato prima della chemioterapia erano più bassi. In conclusione, la presenza di linfociti infiltranti il tumore nel tumore residuo dopo chemioterapia neoadiuvante è associata a una prognosi migliore nelle pazienti con carcinoma mammario triplo-negativo. Questo parametro può costituire dunque un nuovo surrogato di efficacia terapeutica per testare nuovi agenti sperimentali in ambito neoadiuvante e rappresentare un nuovo marcatore prognostico per selezionare le pazienti a più alto rischio di recidiva.