Ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center e del Weill Cornell Medical College di New York suggeriscono l’urgenza della necessità di identificare marcatori biologici surrogato, legati agli ‘outcome’ più importanti, per stimolare lo sviluppo di nuovi farmaci e migliorare la gestione dei pazienti con tumore della prostata resistente alla castrazione. Un marcatore biologico per essere considerato tale deve essere misurabile, riproducibile, legato ad ‘outcome’ clinici rilevanti e dimostrare la sua utilità clinica. Quest’area è in rapida evoluzione, con studi clinici recenti, condotti in pazienti con tumore prostatico resistente alla castrazione, che includono il rilevamento delle cellule tumorali circolanti, l’uso di tecniche d’immagine e di biomarcatori degli ‘outcome’ descritti dal paziente. In questa revisione, pubblicata sulla rivista Nature Reviews, Clinical Oncology (
leggi abstract), gli autori discutono delle caratteristiche di sviluppo di biomarcatori specifici per il tumore prostatico resistente alla castrazione, includendo categorie e contesti d’uso differenti. Evidenziano anche i requisiti della validazione analitica, la sequenza di studi necessari alla validazione clinica e all’approvazione regolatoria e la visione futura delle tecniche d’immagine e dei biomarcatori per le cellule tumorali circolanti.