The impact of cancer therapies on cardiac disease in the general adult cancer survivor population is largely unknown. Our objective was to evaluate which tyrosine kinase-targeting drugs are associated with greater risk for new-onset heart failure (HF). A nested case–control analysis was conducted within a cohort of 27 992 patients of Clalit Health Services, newly treated with a tyrosine kinase-targeting, and/or chemotherapeutic drug, for a malignant disease, between … (leggi tutto)
Nonostante la costante e continua letteratura scientifica sull’argomento, il peso dei trattamenti oncologici sul sistema cardiovascolare è ampiamente sconosciuto. Più in particolare, l’impatto dei farmaci inibitori delle tirosin chinasi (TKIs) sull’insufficienza cardiaca rimane ad oggi un argomento noto ma poco descritto. Ad eccezione dei dati sul trastuzumab, i dati sulla cardiotossicità dei farmaci biologici appartenenti alla categoria dei TKIs sono poco caratterizzati in letteratura e soprattutto abbiamo pochissimi dati di real world practice, in cui spesso ci troviamo di fronte una popolazione anziana e con numerose comorbidità.Lo studio pubblicato questo mese sul British Journal of Cancer rappresenta uno dei più importanti studi su questo argomento. Dal 2005 al 2012 sono stati valutati 27.992 pazienti oncologici all’interno di un nested case control study* trattati con TKIs +/- chemioterapia. Ciascun caso di insufficienza cardiaca veniva confrontato con un numero complessivo fino a 30 pazienti appartenenti alla stessa coorte per età, genere, durata del follow up e anno di ingresso nella coorte. Gli autori hanno potuto così valutare e confrontare 13 farmaci TKIs in uso durante gli 8 anni dello studio analizzando comorbidità, terapie mediche e trattamento chemioterapico.
Sono stati identificati 936 casi di insufficienza cardiaca. I farmaci che hanno dimostrato una associazione positiva con un alto rischio di sviluppo di insufficienza sono stati trastuzumab (OR 1,90; IC 95%: 1,46-2,49), cetuximab (OR 1,72; IC 95%: 1,10-2,69), panitumumab (OR 3,01; IC 95%: 1,02-8,85) e sunitinib (OR 3,39; IC 95%: 1,78-6,47). Comorbidità associate in maniera indipendente sono state diabete mellito, ipertensione, insufficienza renale cronica, cardiopatia ischemica, malattia valvolare, aritmie, fumo di sigaretta.
È indiscutibile quindi che, anche se la sopravvivenza conferita dall’utilizzo dei TKIs è un dato consolidato, occorre tuttavia effettuare una attenta selezione del farmaco all’interno della nostra pratica clinica e valutare attentamente i rischi associati al trattamento “quando vi è una scelta tra i vari TKIs con diversi profili di tossicità o quando altri fattori di rischio per l’insufficienza cardiaca sono presenti e il beneficio del trattamento in questi casi è meno chiaro”, come riportato in un interessante commento sul Lancet Oncology e consultabile a questo link.
*Si tratta di un tipo particolare di studio caso-controllo che si utilizza per valutare il profilo di rischio dei farmaci o dei dispositivi medici in cui i casi e i soggetti nel gruppo di controllo sono “annidati” (nested) in una nuova coorte nello studio. Tale tipo di indagine consente di avere una misura più precisa dell’associazione tra “trattamento” ed “esito” dal momento che sia i casi che i soggetti nel gruppo di controllo provengono dalla stessa popolazione di partenza.