lunedì, 5 giugno 2023
Medinews
29 Giugno 2009

TUMORI: CIRCA 30 GIORNI ATTESA PER INTERVENTO ALLA TIROIDE

L’attesa media dell’intervento chirurgico nelle strutture sanitarie pubbliche, dopo la diagnosi di un tumore tiroideo, è di circa 30 giorni. Il dato emerge da un sondaggio realizzato dall’Atta (Associazione per la lotta al tumore tiroideo e affini) e presentato a Roma nel corso del convegno “L’assistenza del paziente con patologia tiroidea: oggi e domani”. L’incontro e’ stato organizzato in occasione della Prima giornata per la tiroide. Il sondaggio ha riguardato 300 pazienti con patologie tiroidee, residenti in otto regioni italiane. L’attesa dell’intervento, dopo la diagnosi del tumore, oscilla tra 15 e 30 giorni al nord mentre supera i 30 giorni nel meridione. Attese simili per durata sono state rilevate tra la scoperta di un nodulo tiroideo e la diagnosi definitiva: si attendono meno di 30 giorni al Nord, tra i 30 e i 60 in Sicilia, oltre i 90 giorni nel resto del sud e nel Lazio. Per la maggioranza dei pazienti e’ stato necessario tornare in ospedale almeno due volte per arrivare alla diagnosi definitiva. In generale, la quasi totalità degli intervistati, su tutto il territorio nazionale, ritiene per il futuro di essere sufficientemente tutelato dalla sua struttura sanitaria di riferimento mentre la metà considera secondario il ruolo del medico generico nel trattamento della patologia tiroidea. A questo proposito, il professor Vincenzo Toscano, direttore di Endocrinologia presso la seconda facoltà di Medicina dell’università La Sapienza e autore del sondaggio, ha sottolineato come sebbene i dati emersi dalla ricerca siano positivi, resta proprio il problema del ruolo dei medici generici e del loro collegamento con le strutture sanitarie. In queste ultime, ha concluso Toscano, le liste d’attesa per le patologie endocrinologiche sono troppo lunghe, motivo per il quale soprattutto al sud i pazienti si rivolgono alle strutture private convenzionate. La richiesta di un più forte ed efficiente coordinamento tra i due livelli assistenziali e’ stata il leit motiv del convegno al quale hanno partecipato i principali esponenti del panorama endocrinologico nazionale: Francesco Bevere, direttore generale dell’Ifo; Pietro Grasso, d.G. Dell’Asl Rme; Nicola Garofalo, presidente dell’Associazione medici endocrinologi; Gaetano Lombardi, presidente della Società italiana di endocrinologia, e Paolo Vitti, segretario dell’Associazione italiana tiroide.
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