L’obiettivo della ricerca condotta da Amol Ghia dello Huntsman Cancer Institute dell’Università dello Utah, negli Usa, era eseguire un’analisi dei modelli di cura per le pazienti colpite da carcinoma della cervice uterina, isterectomizzate con linfonodo positivo e/o invasione del parametrio, il tessuto adiacente all’utero. Un’analisi retrospettiva è stata pertanto condotta estrapolando i dati del programma Surveillance Epidemiology and End Results (SEER) relativi al periodo compreso tra il 1973 e il 2006. I ricercatori hanno identificato 2247 donne con carcinoma della cervice uterina sottoposte ad isterectomia alle quali erano stati diagnosticati positività linfonodale e/o invasione parametriale. I risultati indicano che delle 2247 pazienti identificate, l’80.1% (1800) è stato sottoposto a radioterapia postoperatoria (RT). In questo gruppo, una percentuale superiore di donne presentava fattori di rischio più pericolosi tra cui un più avanzato stadio clinico della neoplasia, rispetto al gruppo di pazienti che non avevano ricevuto RT. La sopravvivenza causa-specifica (CSS) è invece risultata equivalente tra i due gruppi. L’impiego della radioterapia postoperatoria è aumentato nel corso degli anni passando dal 67.2% nella coorte analizzata dal 1973 al 1982 all’81.8% in quella analizzata tra 2004 e 2006 (p = 0.0003). Lo studio, pubblicato su Gynecologic Oncology (
leggi abstract originale), evidenzia anche le differenze riscontrate tra donne caucasiche e pazienti di razza nera. Queste ultime avevano una CSS mediamente inferiore rispetto alle donne di razza caucasica (HR 1.35, IC 95%: 1.05 – 1.75; p = 0.02). Inoltre, nell’intero arco temporale considerato dallo studio, le donne di colore avevano ricevuto in percentuale meno radioterapia postoperatoria rispetto alle pazienti di razza bianca (74.7% vs 80.5%; p = 0.0358). Con un’inversione temporale però: mentre dal 1973 al 1982, l’87.5% delle pazienti di colore e il 62% di quelle caucasiche aveva ricevuto RT (p = 0.0463), dal 2004 al 2006, la proporzione era del 64.4% nelle prime e dell’83% nelle seconde (p = 0.0024). Nelle conclusioni i ricercatori affermano che, nonostante i dati provenienti dagli studi randomizzati sostengano l’adozione simultanea della chemio e della radioterapia postoperatoria per le donne linfonodo-positive o con coinvolgimento parametriale, la percentuale delle pazienti di colore che non ottengono benefici dalla somministrazione di RT è andata aumentando nel corso degli anni. La presente analisi – sottolineano infine gli autori – fornisce ad oggi i più completi e ampi modelli d’analisi dell’impiego della radioterapia postoperatoria nella cura delle pazienti colpite da carcinoma della cervice uterina con positività linfonodale e/o invasione parametriale.