L’aggiunta di trastuzumab alla chemioterapia neoadiuvante dovrebbe essere sempre considerata nelle donne che presentano carcinoma mammario infiammatorio o localmente avanzato HER2 positivo al fine di prolungare la sopravvivenza e migliorare la risposta tumorale clinica e patologica. L’anticorpo monoclonale trastuzumab è già utilizzato in associazione alla chemioterapia per migliorare la sopravvivenza nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico e in quelle con carcinoma mammario operabile, caratterizzato da sovra-espressione o amplificazione di HER2. I ricercatori partecipanti allo studio NOAH della Fondazione Michelangelo, con sede all’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS di Milano, hanno valutato la sopravvivenza libera da eventi (EFS) nelle pazienti con carcinoma mammario localmente avanzato o infiammatorio che sono state randomizzate a chemioterapia neoadiuvante in associazione a trastuzumab seguita da trastuzumab adiuvante per un anno (n = 117) oppure a chemioterapia neoadiuvante senza trastuzumab (n = 118) . Il regime chemioterapico neoadiuvante era costituito da doxorubicina, paclitaxel, ciclofosfamide, metotrexato e fluorouracile. La randomizzazione è stata condotta con l’utilizzo di una elaborazione al computer e minimizzazione, che teneva in considerazione l’area geografica, lo stadio della malattia e lo stato dei recettori ormonali. Gli investigatori venivano informati dell’allocazione di trattamento. Una coorte parallela di 99 pazienti con tumore HER2 negativo è stata inclusa nello studio e sottoposta allo stesso regime chemioterapico. Endpoint primario era la sopravvivenza libera da eventi ed è stata applicata l’analisi ‘intention-to-treat’. Nello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet (
leggi abstract originale), l’aggiunta del trastuzumab ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da eventi nelle pazienti con carcinoma mammario HER2 positivo (EFS a 3 anni: 71% [IC 95%: 61-78; n = 36 eventi] rispetto a 56% [IC 9%%: 46-65; n = 51 eventi] senza il farmaco; hazard ratio 0.59 [IC 9%%: 0.38-0.90]; p = 0.013). Il farmaco è stato ben tollerato e, malgrado la contemporanea somministrazione di doxorubicina, solo due pazienti (2%) hanno sviluppato scompenso cardiaco sintomatico, che ha risposto alla terapia con farmaci cardioattivi.