Negli ultimi 20 anni si è osservato un miglioramento della prognosi dei pazienti sottoposti a trapianto, a ciò hanno contribuito i più elevati standard di cura e di selezione dei pazienti
Gli esiti positivi osservati negli ultimi anni riguardo il trapianto di fegato per carcinoma epatico ne hanno legittimato l’applicazione. Ricercatori del Baylor Regional Transplant Institute di Dallas/Fort Worth hanno analizzato la tendenza all’esecuzione del trapianto di fegato per carcinoma epatico, rispetto a quello dei tumori prima dell’avvento del trapianto, in 902 pazienti estratti da un ampio registro internazionale nei 3 periodi: 1983-1990, 1991-1996 e 1997-2005. La sopravvivenza dei pazienti è migliorata gradualmente nel tempo, con tassi di sopravvivenza a 5 anni del 25.3%, 44.4% e 67.8%, rispettivamente nei tre periodi identificati (p < 0.0001) e tassi di recidiva del tumore a 5 anni diminuiti dal 59% al 41.3% e al 15%, rispettivamente (p < 0.0001). Il numero di noduli di carcinoma epatico e le dimensioni della massa tumorale sono diminuiti nel tempo e ci sono stati meno tumori a basso grado di differenziazione. I tumori di dimensioni inferiori ai 5 cm sono diminuiti dal 54.5% al 31.7% e 11.7%, rispettivamente (p < 0.0001), e il trapianto di fegato con almeno 4 noduli è passato dal 38.9% al 23.5% e 15.1%, rispettivamente (p = 0.0044). Anche i tumori poco differenziati sono diminuiti dal 37.2% al 31.8% e 20.3%, rispettivamente nei tre periodi (p = 0.0005). L’invasione microvascolare tumorale è rimasta invariata al 21.2-23.8%, malgrado la diversa selezione dei pazienti nei tre periodi (p = 0.7124). Lo studio, pubblicato nella rivista Liver Transplantation (leggi abstract originale), ha evidenziato all’analisi di regressione stepwise di Cox (n = 502) un rischio significativo per la recidiva del tumore e per la sopravvivenza del paziente sottoposto a trapianto prima del 1997 (hazard ratio [HR] 1.82 e 1.88, rispettivamente), per una dimensione della massa tumorale superiore a 6 cm (HR 2.09 e 1.76), per l’invasione microvascolare (HR 1.75 e 1.69, rispettivamente) e per livelli di alfa-fetoproteina superiori a 200 (HR 2.45 e 2.32, rispettivamente). In conclusione, lo studio indica che la prognosi del trapianto di fegato per carcinoma epatico è migliorata progressivamente negli ultimi 20 anni. Una migliore cura peri-operatoria e selezione dei pazienti possono parzialmente spiegare questi risultati.Liver Cancer Newsgroup – Numero 7 – Luglio 2009