giovedì, 3 ottobre 2024
Medinews
16 Marzo 2009

TESTAMENTO BIOLOGICO: STUDIO, SULLA SCELTA PESA PAURA DOLORE

Quando un malato in fase terminale pensa all’eutanasia, la sua decisione sembrerebbe dettata più dalla paura di soffrire in futuro che dalle condizioni di sofferenza presenti al momento della scelta. E’ quanto emerge da uno studio svolto presso l’Oregon Health and Science University e pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, in occasione dell’entrata in vigore nello stato di Washington, secondo Stato Usa, della legge sul suicidio assistito legale nell’Oregon dal 1998. ”I nostri dati indicano che i pazienti che fanno richiesta di suicidio assistito – ha detto Linda Ganzini, docente di psichiatria che ha condotto lo studio – non sono spinti dai propri sintomi fisici e dalla propria qualità di vita attuale, ma sulla base di un’anticipazione di possibili sofferenze future”. L’indagine è stata condotta per la prima volta coinvolgendo direttamente i pazienti e non, come avviene di solito, i parenti di malati deceduti. Gli psichiatri hanno coinvolto 56 pazienti malati terminali di cancro che avevano fatto richiesta di suicidio assistito e chiesto loro di dire cosa pesasse di più sulla loro scelta di fine-vita tra 29 possibili motivazioni. E’ emerso che i fattori che contano di più nella scelta dell’eutanasia sono: il desiderio di controllare le circostanze della propria morte, la preoccupazione per la propria qualità di vita futura e per il dolore che proveranno, la prospettiva della perdita di autonomia, il desiderio di morire in casa. Invece i fattori dichiarati meno importanti sono la depressione, la mancanza di supporto, preoccupazioni finanziarie, il dolore fisico provato al momento della difficile decisione e la loro qualità di vita attuale. Non è la sofferenza presente, dunque, ma la paura di sofferenze future ad essere determinante nella scelta.
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