Llovet e Bruix raccolgono in questa rassegna, pubblicata nella rivista Hepatology (per scaricare l’abstract originale clicca
qui), le attuali evidenze cliniche sull’epatocarcinoma (HCC), complessa ed eterogenea malattia caratterizzata da diverse aberrazioni genomiche. Esiste un’alterata attivazione delle vie del segnale intracellulare, come quelle dell’EGFR, della chinasi regolata da Ras e del segnale extracellulare, della chinasi 3 fosfoinositolo e di mTOR, del fattore di crescita degli epatociti e del fattore di transizione mesenchimale-epiteliale, di Wnt, Hedgehog e del segnale apoptotico. Recentemente un inibitore multichinasico, il sorafenib, ha mostrato allungare la sopravvivenza nei pazienti con HCC. Questi miglioramenti rappresentano una svolta e provano che le terapie molecolari possono essere molto efficaci nel trattamento dell’HCC. È evidente, comunque, che per superare le conseguenze della complessità delle aberrazioni genomiche nell’HCC è critica la combinazione delle terapie. Studi di fase II hanno testato farmaci che bloccano i segnali di EGFR, VEGF/PDGFR e mTOR: nessun dato rilevante è stato osservato dalla combinazione delle terapie. Studi futuri saranno quindi rivolti all’identificazione di nuovi agenti che blocchino vie non attaccabili attualmente da farmaci, come il segnale di Wnt, o di nuovi oncogeni quali target delle terapie. Recenti linee guida hanno stabilito nuove disposizioni per la pianificazione di trial clinici nell’HCC: studi randomizzati di fase III dovrebbero prevedere endpoint, quali l’intervallo alla progressione della malattia, essenziali per verificare i benefici ottenuti dai nuovi farmaci. La sopravvivenza rimane l’endpoint più importante per determinare l’efficacia delle terapie in studi di fase III. I pazienti assegnati al braccio di controllo dovrebbero ricevere una terapia standard, quale la chemio-embolizzazione per i pazienti con malattia allo stadio intermedio e il sorafenib per quella allo stadio avanzato. Biomarcatori e imaging molecolare dovrebbero essere utilizzati nel trial sia per ottimizzare le conoscenze sulla popolazione studiata che per identificare i pazienti responsivi al farmaco. Da ultimo, una classificazione dell’HCC basata sulle ricerche genomiche ad ampio spettro e l’identificazione di sottoclassi di pazienti in base alla loro responsività alla terapia sono caratteristiche di una medicina personalizzata.