Il consolidamento con
90Y-ibritumomab tiuxetano ha prolungato di 2 anni, senza tossicità inattesa, la sopravvivenza libera da progressione (SLP) in pazienti con linfoma follicolare in stadio avanzato in remissione. La stessa terapia ha indotto la conversione della risposta parziale (RP) in completa (RC) indipendentemente dal tipo di trattamento di induzione usato in prima linea. I risultati di questo studio internazionale, randomizzato, di fase III sono stati pubblicati on line dal Journal of Clinical Oncology (
leggi abstract originale). Pazienti con linfoma follicolare CD20+ allo stadio III o IV, che hanno ottenuto RC, RC non confermata o RP dopo trattamento di induzione di prima linea, sono stati randomizzati a
90Y-ibritumomab tiuxetano (rituximab 250 mg/m
2 al giorno -7 e 0, seguito al giorno 0 da
90Y-ibritumomab tiuxetano 14.8 MBq/kg; dose massima 1184 MBq) o a nessun trattamento aggiuntivo (controllo). L’end-point primario era la SLP, che è stata calcolata dal momento della randomizzazione. Nei 77 centri dello studio sono stati arruolati 414 pazienti (consolidamento n = 208; controlli n = 206). Il consolidamento con
90Y-ibritumomab tiuxetano ha significativamente prolungato la SLP mediana (dopo un tempo mediano di osservazione di 3.5 anni) in tutti i pazienti (36.5 vs 13.3 mesi nel braccio di controllo; hazard ratio [HR] = 0.465; p < 0.0001) e indipendentemente dalla RP (29.3 vs 6.2 mesi nel braccio di controllo; HR = 0.304; p < 0.0001) o RC/RC non confermata (53.9 vs 29.5 mesi nel braccio di controllo; HR = 0.613; p = 0.0154) dopo trattamento di induzione. Con il consolidamento la SLP mediana è stata più lunga in tutti i sottogruppi descritti nel Follicular Lymphoma International Prognostic Index Risk. Dopo consolidamento con
90Y-ibritumomab tiuxetano, il 77% dei pazienti che si trovava in RP dopo induzione ha convertito la risposta in RC/RC non confermata, con un tasso finale di RC dell’87%. La tossicità più comune riportata con
90Y-ibritumomab tiuxetano è stata quella ematologica, oltre a infezioni di grado 3 o 4 nell’8% dei pazienti.
SIENEWS – numero 22 – 20 novembre 2008