L’elevata vascolarizzazione, caratteristica nell’epatocarcinoma (HCC), può essere utilizzata come target terapeutico. I risultati di uno studio pilota di fase I/II, pubblicati nell’European Journal of Gastroenterology and Hepatology (per scaricare l’abstract originale clicca
qui), per valutare l’efficacia della talidomide come anti-angiogenico, oltre a tossicità e risposta istologica, hanno indicato una moderata tollerabilità ma una scarsa efficacia in pazienti con HCC di grandi dimensioni. Solo i pazienti non eleggibili per altre terapie note sono stati arruolati tra settembre 2000 e agosto 2004 in un unico centro. Il dosaggio iniziale di talidomide era 100 mg al giorno elevato a 300 mg, con step settimanali di 100 mg in base alla tollerabilità. La sospensione o la riduzione del trattamento erano considerate sulla base della tossicità manifestata. Biopsie tumorali erano state programmate per valutare la densità microvascolare del tumore e determinare i livelli serici di fattori angiogenici, VEGF, BFGF ed endostatina. Ventotto pazienti con riscontro istologico di HCC sono stati arruolati nello studio. La dose massima mediana tollerata di talidomide era 300 mg/giorno. Gli effetti tossici più comunemente osservati erano fatigue (75%), vertigini (64%), nausea (43%) e costipazione (39%). Solo in due pazienti è stata osservata una stabilizzazione (per 2.6 e 5.1 mesi), mentre gli altri 26 hanno manifestato progressione della malattia. La sopravvivenza mediana globale era 5.1 mesi. Una funzione epatica ben preservata era associata a più lunga sopravvivenza globale all’analisi univariata (p = 0.0279) e le concentrazioni seriche di VEGF ed endostatina erano aumentate significativamente (p = 0.039 e p = 0.024, rispettivamente) dopo 3 mesi di trattamento. Non è stata invece evidenziata differenza tra le concentrazioni seriche di BFGF all’avvio dello studio e dopo 3 mesi (p = 0.983) e la densità microvascolare non è diminuita durante la terapia con talidomide (p = 0.109).