Una valutazione ecografica più frequente permette di rilevare il tumore in fase più precoce e di dimensioni più piccole, migliorando la sopravvivenza di questi pazienti. Le attuali linee guida raccomandano una sorveglianza dei pazienti cirrotici per la diagnosi precoce del carcinoma epatico, con ecografia ripetuta a intervalli di 6 o 12 mesi, in quanto al momento non esiste evidenza della superiorità di un programma più intenso. Lo studio pubblicato nella rivista Journal of Hepatology (
leggi abstract originale) ha comparato lo stadio tumorale, l’applicabilità del programma e la sopravvivenza dei pazienti sottoposti a sorveglianza annuale rispetto a quella semestrale. Ricercatori afferenti all’Italian Liver Cancer (ITA.LI.CA) Group hanno esaminato le cartelle cliniche di 649 pazienti in classe Child-Pugh A o B, in cura presso uno dei loro centri. Il carcinoma epatico è stato diagnosticato a 510 pazienti sottoposti a sorveglianza semestrale (gruppo 1) e a 139 pazienti sottoposti a sorveglianza annuale (gruppo 2). Lo stadio del tumore alla diagnosi era più basso nei pazienti appartenenti al gruppo 1 (p < 0.001 rispetto al gruppo 2), che presentavano più frequentemente tumori di piccole dimensioni e in stadio meno avanzato. L’adeguatezza del trattamento è risultata migliore nell’ambito del programma di sorveglianza semestrale (p = 0.020). La sopravvivenza mediana osservata era 45 mesi (IC 95%: 40-50) nel gruppo 1 e 30 mesi (IC 95%: 24-36) nel gruppo 2 (p = 0.001); quella corretta era 40.3 mesi (IC 95%: 34.9-45.7) nel gruppo assegnato a sorveglianza semestrale (p = 0.028 rispetto a quella osservata nel gruppo 2). L’età, il numero di piastrine, i livelli di alfa-fetoproteina, la classe Child-Pugh, lo stadio tumorale e il trattamento per il carcinoma epatico sono stati tutti identificati quali fattori indipendenti di prognosi. In sintesi, la sorveglianza semestrale migliora la percentuale di diagnosi del carcinoma epatico in stadio molto precoce e riduce il numero di tumori in stadio avanzato, rispetto al programma annuale. Ciò si traduce in una maggiore adeguatezza ed efficacia dei trattamenti e in una prognosi più favorevole.