L’agente target appare una promettente opzione di trattamento nei pazienti con leiomiosarcoma. Ricercatori di vari centri oncologici italiani (Milano, Torino, Padova, Catania, Piacenza e Varese), coordinati dai colleghi del Centro Oncologico Humanitas, IRCCS, di Milano hanno esaminato l’attività e la sicurezza della somministrazione di sorafenib, un inibitore multitarget della tirosin-chinasi, a pazienti con sarcomi dei tessuti molli, in stadio avanzato, trattati precedentemente con chemioterapia contenente antracicline, in uno studio multicentrico, prospettico, di fase II, aperto, non randomizzato. I pazienti hanno ricevuto sorafenib alla dose di 400 mg due volte al giorno per 28 giorni. Endpoint primario era il tasso di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 6 mesi ed è stata valutata la tossicità e gli ‘outcome’ clinici per tutte le istologie, nel leiomiosarcoma e nei sarcomi angiovascolari. Nello studio pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (
leggi abstract) sono stati arruolati, tra novembre 2006 e gennaio 2010, 101 pazienti (36 con leiomiosarcoma, 19 con sarcomi angiovascolari e 46 con altra istologia); 76 pazienti ‘per-protocollo’ (PP) e 100 secondo ‘intention-to-treat’ (ITT) sono stati giudicati valutabili nelle analisi per l’endpoint primario. All’analisi PP, 11 pazienti (14.5%) hanno ottenuto risposta parziale e 25 (32.9%) stabilizzazione della malattia; i tassi di PFS a 6 mesi erano 34.5% (tutte le istologie), 38.4% per i leiomiosarcomi e 56.3% per i sarcomi angiovascolari; all’analisi ITT, i risultati di PFS a 6 mesi erano rispettivamente 27.1, 35.0 e 35.5%. Dopo stratificazione per istologia, gli autori hanno osservato una PFS migliore che favoriva i pazienti con leiomiosarcoma, rispetto a tutte le istologie (p = 0.033). Il trattamento è stato ben tollerato. In conclusione, sorafenib sembra una promettente opzione di trattamento dei pazienti con leiomiosarcoma. I risultati, tuttavia, dovrebbero essere ulteriormente valutati in studi clinici con controllo dell’istologia.