martedì, 22 luglio 2025
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3 Giugno 2009

SORAFENIB IN PAZIENTI CON CARCINOMA EPATICO AVANZATO E DIVERSO STADIO DI CIRROSI

Il farmaco è attivo in presenza di cirrosi allo stadio iniziale, ma il beneficio sulla sopravvivenza e la sicurezza negli stadi più avanzati della disfunzione epatica devono essere valutati in studi più ampi

L’inibitore multichinasico sorafenib migliora la sopravvivenza nei pazienti con epatocarcinoma avanzato e cirrosi epatica in classe Child-Pugh A. Ricercatori dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz hanno valutato invece sicurezza ed efficacia di sorafenib in pazienti con epatocarcinoma avanzato e cirrosi in classe Child-Pugh B e C, dato che erano disponibili pochi dati a riguardo. Gli effetti avversi (EA) sono stati classificati secondo il Common Toxicity Criteria version 3.0, mentre la risposta era valutata con il RECIST (Response Evaluation Criteria in Solid Tumors). Lo studio, pubblicato nella rivista Journal of Clinical Gastroenterology (leggi abstract originale), ha indicato che 15 dei 34 pazienti non avevano cirrosi o questa era allo stadio iniziale (classe Child-Pugh A), 15 presentavano cirrosi in classe Child-Pugh B e 4 erano in classe C. La stadiazione del tumore secondo il Barcelona Clinic Liver Cancer Stage era B,C e D rispettivamente in 4, 22 e 8 pazienti. Durante il periodo di trattamento (mediana 2.2 mesi), la terapia è stata interrotta nel 61.8% dei pazienti per progressione del tumore (32.3%), decesso (17.6%), EA (8.8%) o non compliance (2.9%). Gli EA di grado 3 e 4 più frequenti erano disfunzione epatica (2.5%), diarrea (14.7%), aumento delle lipasi (8.8%), fatigue (8.8%) e reazione cutanea mano-piede (5.9%). La progressione dello scompenso o della disfunzione epatica era più frequentemente osservata nei pazienti con cirrosi in classe Child-Pugh B e C (p = 0.036), rispetto ai pazienti con funzione epatica preservata (assenza di cirrosi o cirrosi in classe A). La sopravvivenza globale mediana era 7.2 mesi nei pazienti con funzione epatica preservata e 3.3 e 3.4 mesi in quelli in classe B e C, rispettivamente. I risultati dello studio, quindi, non suggeriscono l’utilizzo di sorafenib nei pazienti in classe Child-Pugh C, mentre i pazienti in classe B dovrebbero essere trattati con attenzione fino a che studi più ampi abbiano fornito dati più convincenti sulla sicurezza e sull’efficacia clinica del trattamento con sorafenib sulla sopravvivenza.


Liver Cancer Newsgroup – Numero 6 – Giugno 2009
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