sabato, 14 settembre 2024
Medinews
12 Febbraio 2009

SORAFENIB E IMRT NEL CARCINOMA EPATICO NON RESECABILE

Caso clinico di un paziente con HCC non resecabile, che mostra il possibile beneficio clinico della combinazione sorafenib e radioterapia ad intensità modulata. Viene confermata la necessità del controllo delle reazioni cutanee durante il trattamento con sorafenib

L’epatocarcinoma (HCC) non resecabile mostra spesso esito terapeutico sfavorevole. L’articolo, pubblicato nella rivista Clinical Drug Investigation (leggi abstract originale), descrive il caso clinico di un paziente di 40 anni sottoposto ad epatectomia parziale, refrattario all’embolizzazione terapeutica. Il tumore esprimeva chinasi extracellulare fosforilata e CD34. Sorafenib è stato somministrato come terapia di salvataggio, ha portato ad un rapido declino dei livelli di alfa-fetoproteina (AFP), malgrado la manifestazione di reazioni cutanee di grado 3, migliorate in seguito alla riduzione del dosaggio. Sfortunatamente, la riduzione della dose giornaliera di sorafenib ha indotto un incremento dei livelli di AFP e successivamente si è verificata trombosi della vena porta. Quindi è stato ristabilito il dosaggio di 800 mg/die, senza successo, ed è stata somministrata radioterapia ad intensità modulata (IMRT) in combinazione a sorafenib: il nuovo trattamento ha portato ad una riduzione della massa tumorale, ma ha anche indotto recidiva delle reazioni cutanee sistemiche e lo sviluppo di fotosensibilità. Il paziente è sopravvissuto 20 mesi dalla prima somministrazione di sorafenib.

Liver Cancer Newsgroup – Numero 2 – Febbraio 2009
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