L’aggiunta di cetuximab alla chemioterapia con derivati del platino è una nuova opzione di trattamento per i pazienti con cancro del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato. Il cetuximab, un anticorpo monoclonale che agisce sul recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), ha infatti prolungato la sopravvivenza di questi pazienti. Questo risulta dallo studio FLEX, multicentrico, multinazionale, in aperto di fase III, pubblicato nella prestigiosa rivista Lancet (
leggi abstract originale). I 1125 pazienti, di età superiore a 18 anni, con tumore al polmone avanzato non a piccole cellule, caratterizzato da espressione istologica di EGFR o in stadio wet IIIB (con effusione pleurica confermata citologicamente) o IV, mai sottoposti a chemioterapia sono stati randomizzati tra ottobre 2004 e gennaio 2006 a chemioterapia e cetuximab (n = 557) o sola chemioterapia (n = 568), a base di cisplatino (80 mg/m
2 e.v. al giorno 1) e vinorelbina (25 mg/m
2 e.v. ai giorni 1 e 8 a cicli di 3 settimane) fino ad un massimo di 6 cicli. Cetuximab, alla dose iniziale di 400 mg/m
2 per infusione endovenosa nell’arco di 2 ore al giorno 1, e dal giorno 8 in poi alla dose di 250 mg/m
2 e.v. in un’ora alla settimana, è stata somministrata fino alla fine del trattamento chemioterapico, fino a progressione della malattia o tossicità inaccettabile. L’endpoint primario era la sopravvivenza globale e l’analisi adottata era intention-to-treat. I pazienti nel primo gruppo sono sopravvissuti più a lungo di quelli nel secondo gruppo (mediana 11.3 mesi vs 10.1 mesi; hazard ratio per decesso 0.871; IC 95%: 0.762-0.996; p = 0.044). L’evento avverso più frequentemente legato a cetuximab era rappresentato da rash cutaneo acneiforme (57 [10%] dei 548 pazienti, grado 3).