martedì, 22 luglio 2025
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3 Maggio 2012

RUOLO DI LDH SULL’ESITO GLOBALE DEI PAZIENTI CON CARCINOMA EPATICO TRATTATI CON TACE

Le concentrazioni nel siero sono predittive e, data la correlazione con l’angiogenesi tumorale, i pazienti con elevati livelli sono candidati all’approccio combinato con inibitori anti-VEGF

In molti tipi di tumori i livelli di lattato deidrogenasi (LDH) nel siero costituiscono un marcatore indiretto di ipossia tumorale, neo-angiogenesi e prognosi più sfavorevole. Tuttavia, i dati clinici dei pazienti con carcinoma epatico sottoposti a chemio-embolizzazione endoarteriosa (TACE), nei quali ipossia e neo-angiogenesi possono rappresentare una chiave molecolare indicativa del fallimento della terapia, sono ancora limitati. Scopo dell’analisi condotta dai ricercatori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti Umberto I – Lancisi – Salesi”, Università Politecnica delle Marche, di Ancona era valutare il ruolo dei livelli di LDH prima del trattamento per determinare l’esito clinico dei pazienti con carcinoma epatico che ricevevano TACE. Nell’analisi sono stati inclusi 114 pazienti, dei quali erano noti i valori di LDH entro un mese dalla procedura. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, secondo la concentrazione sierica di LDH determinata prima della TACE (80 pazienti con LDH ≤ 450 U/L e 30 pazienti con LDH > 450 U/L). Gli stessi sono stati classificati secondo la variazione dei livelli sierici di LDH prima e dopo il trattamento (aumento in 62 pazienti vs diminuzione in 52). Nessuna differenza statisticamente significativa è stata osservata tra i gruppi per tutte le caratteristiche cliniche analizzate (genere, età mediana, performance status ECOG, sistemi di stadiazione). Nei pazienti con valori di LDH < 450 U/L il tempo mediano alla progressione (TTP) è risultato 16.3 mesi, mentre era di 10.1 mesi nei pazienti che superavano il valore di cut-off (p = 0.0085). Analogamente, la sopravvivenza globale mediana era rispettivamente di 22.4 e 11.7 mesi (p = 0.0049). Nello studio pubblicato sulla rivista PLoS One (leggi articolo integrale), i pazienti che presentavano diminuzione dei livelli di LDH dopo il trattamento mostravano un TTP mediano di 12.4 mesi e una OS mediana di 22.1 mesi, mentre TTP e OS erano rispettivamente 9.1 e 9.5 mesi nei pazienti con livelli di LDH aumentati dopo il trattamento (TTP: p = 0.0087; OS: p < 0.0001). In conclusione, gli autori suggeriscono che LDH possa essere in grado di predire l’esito clinico dei pazienti con carcinoma epatico sottoposti a TACE. Data la correlazione tra livelli di LDH e angiogenesi tumorale, è lecito supporre che i pazienti con livelli di pretrattamento elevati possano essere ottimi candidati a uno studio clinico che esplori un approccio di trattamento multimodale con TACE e inibitori anti-VEGF al fine di migliorare TTP e OS.


Liver Cancer Newsgroup – Numero 4 – Maggio 2012
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