4 Novembre 2008
RIFORMA INTRAMOENIA, SÌ CON RISERVA DEI MEDICI
Arrivano nuove regole per il lavoro libero professionale dei medici pubblici. Al ministero del Welfare se ne parlava già dopo i primi giorni di insediamento del governo e, come anticipato nei mesi scorsi dal ministro Maurizio Sacconi e confermato ora dal sottosegretario Ferruccio Fazio, si provvederà presto alla scrittura di nuove norme. Un annuncio che arriva a poche settimane dal termine del 30 novembre entro il quale i medici devono esprimere la scelta se vogliono lavorare in esclusiva o no per il servizio pubblico, percependo o rinunciando alla indennità sullo stipendio. E per il 31 gennaio prossimo scatta un’altra scadenza: quella entro la quale le regioni dovranno adeguarsi alla legge 120 del 2007 votata in modo bipartisan, che prevede la creazione di spazi organizzati per permettere ai medici di svolgere la propria attività libera professionale all’interno e per conto del servizio pubblico. L’ipotesi in circolazione e’ che l’arrivo delle nuove norme avvenga all’interno del decreto sui ripiani dei bilanci sanitari che potrebbe contenere, a questo punto, anche una proroga dei termini fissati ora per legge. Sì alla libera professione privata dei medici pubblici a patto che il numero di prestazioni di attività pubblica siano uguali o superiori a quelle non convenzionate con il sistema sanitario nazionale, propone nello specifico Fazio. ”Stiamo trasformando l’Agenas in ente terzo per la valutazione delle prestazioni ospedaliere – ha aggiunto – quindi ricoveri, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e anche valutazione dei medici. Saremo in grado in tempi brevi di fare la valutazione del numero delle prestazioni dei medici e della loro qualità. Questo ci consente di disegnare il nuovo sistema della libera professione”. L’idea non e’ ancora formalizzata e Fazio lascia spazio ai suggerimenti del mondo politico e professionale. ”Vogliamo – ha detto – ridare la professionalità al medico e togliere quella figura del medico ‘pedina della politica’ della struttura ospedaliera. Ma dall’altro vogliamo garantire ai cittadini che il medico che prende l’impegno di lavorare in una struttura, pubblica o privata, lavori per i cittadini” senza abusare della libera professione. ”Pensiamo ad un unico rapporto di lavoro esclusivo – ha precisato Fazio – dove il medico può alla fine dell’orario di lavoro fare attività professionale dentro o anche fuori dall’ospedale, a sua scelta, ovviamente sono cose che vanno regolamentate. Il punto cruciale e’ che il medico non dovrà fare più prestazioni private di quelle che fa all’interno dell’ospedale durante l’orario di lavoro. Se vorrà fare molta attività libera professionale – ha concluso – dovrà fare ancora di piu’ attività pubblica”. ”Ben venga questo controllo di un ente terzo – ha spiegato Domenico Iscaro, presidente dei medici dell’Anaao-Assomed – così come osserviamo con attenzione la proposta di allargare a tutti il rapporto in esclusiva introducendo però obblighi e diritti”. ”E’ un obiettivo condivisibile – ha detto il segretario nazionale della Cgil-Medici, Massimo Cozza – per garantire ai cittadini che il medico non abusi dalla libera professione”. Entrambi i sindacalisti ricordano che alcuni passaggi indicati da Fazio sono già previsti per legge fra i capisaldi dell’intramoenia. ”Visto che siamo d’accordo, chiediamo – ha aggiunto Cozza – di applicare la legge che già prevede la possibilità di commissariare le regioni inadempienti. Siamo d’accordo sul rapporto in esclusivo e si rinnova la richiesta di rivalutazione dell’indennità di esclusività ferma ai valori del 2000, ma per ridare professionalità ai medici liberandoli dalla politica bisogna partire da una riforma del sistema degli incarichi a partire dagli incarichi che devono essere fatti all’interno di un sistema trasparente e condiviso di valutazione”.