Due dei tre marcatori selezionati permettono la diagnosi del tumore con buona accuratezza e alta specificità, sebbene altri ancora potrebbero essere identificati per migliorarla
La biopsia epatica utilizzata per la diagnosi di epatocarcinoma è in genere limitata alle lesioni epatocellulari di piccole dimensioni. Lesioni che sono spesso morfologicamente impegnative in quanto richiedono una precisa distinzione tra noduli displastici ad alto grado e carcinoma epatico ben differenziato. Ricercatori italiani in collaborazione con colleghi svizzeri e coreani hanno valutato l’accuratezza diagnostica di una selezione di biomarcatori (HSP70, GPC3 e GS), precedentemente testati in campioni umani, in una serie di biopsie epatiche di grossi noduli rigenerativi (n = 13), noduli displastici a basso grado (n = 21), noduli displastici ad alto grado (n = 50), carcinoma epatico molto ben differenziato (n = 17), ben differenziato (G1; n = 40) e di grado G2-3 (n = 35). Nello studio, pubblicato nella rivista Journal of Hepatology (leggi abstract originale), si è osservato che tutti i noduli rigenerativi e displastici a basso grado non si coloravano, mentre quelli displastici ad alto grado hanno mostrato presenza di un solo marcatore (22%), mai 2 o 3. Per la diagnosi di epatocarcinoma, l’accuratezza globale della combinazione dei marcatori era 60.8% (per 3 marcatori) e 78.4% (per 2 marcatori) in presenza del 100% di specificità. Quando ristretto al carcinoma epatico molto ben differenziato e di grado 1, l’accuratezza era pari al 57%, per 3 marcatori, e al 72.9%, per 2 marcatori, con il 100% di specificità. La selezione dei biomarcatori è risultata utile per il rilevamento del carcinoma epatico ben differenziato nella biopsia. Due dei 3 biomarcatori immunoreattivi sono quindi raccomandati quale combinazione importante per la valutazione diagnostica della presenza di epatocarcinoma. L’accuratezza diagnostica della selezione utilizzata potrebbe essere migliorata aggiungendo altri marcatori, come suggerito da studi del profilo di espressione in altri modelli umani.Liver Cancer Newsgroup – Numero 5 – Maggio 2009