I pazienti non sposati mostrano un rischio significativamente più elevato di sviluppare metastasi, di non ricevere un trattamento adeguato e di morire per il tumore. Per esaminare l’impatto dello stato civile sullo stadio alla diagnosi, sull’uso di terapia definitiva e sulla mortalità cancro-specifica per ognuna delle 10 maggiori cause di morte legate al tumore negli Stati Uniti, ricercatori dell’Harvard Medical School, University of Connecticut, The University of Texas MD Anderson Cancer Center, e University of California Los Angeles hanno utilizzato il programma Surveillance, Epidemiology and End Results (SEER) per identificare un totale di 1260898 pazienti che avevano ricevuto diagnosi tra il 2004 e il 2008 di tumore del polmone, colon-retto, mammella, pancreas, prostata, fegato/dotto biliare intraepatico, linfoma non Hodgkin, tumore di testa/collo, ovaio o esofago. Per analizzare i 735889 pazienti dei quali erano disponibili le informazioni cliniche e di follow-up, gli autori hanno utilizzato regressione logistica multivariata e di Cox. Lo studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Oncology (
leggi abstract) ha indicato che i pazienti sposati avevano probabilità più bassa di presentare malattia metastatica alla diagnosi (odds ratio [OR] aggiustato 0.83, IC 95%: 0.82 – 0.84; p < 0.001), maggiori probabilità di ricevere terapia definitiva (OR aggiustato 1.53, IC 95%: 1.51 – 1.56; p < 0.001) e più basse di morire per il tumore, dopo aggiustamento per le caratteristiche demografiche, lo stadio e il trattamento (hazard ratio aggiustato 0.80, IC 95%: 0.79 – 0.81; p < 0.001), rispetto ai pazienti non sposati. Queste associazioni rimanevano significative anche dopo analisi di ogni singolo tumore (p < 0.05 per tutti gli endpoint per ogni tipo di neoplasia maligna). Il beneficio associato al matrimonio era maggiore negli uomini che nelle donne per tutte le misure di ‘outcome’ analizzate (p < 0.001 in tutti i casi). Per i tumori di prostata, mammella, colon-retto, esofago e testa/collo, il beneficio di sopravvivenza associato al matrimonio era maggiore di quello pubblicato sulla chemioterapia. In conclusione, anche dopo aggiustamento per i noti fattori di confondimento, i pazienti non sposati sono risultati a rischio significativamente più alto di sviluppare tumore metastatico, di ricevere terapie non soddisfacenti e di morire per il tumore. Questo studio, infine, sottolinea l’impatto potenzialmente significativo che il supporto sociale può avere su diagnosi, trattamento e sopravvivenza dal tumore. Nell’editoriale “Marriage is as protective as Chemotherapy in cancer care”, pubblicato nello stesso numero del Journal of Clinical Oncology, il professor David W. Kissane, Monash University di Victoria (Australia) e Memorial Sloan-Kettering Cancer Center e Weill Medical College di New York, ribadisce l’importanza di una relazione stabile nel condividere il ‘distress’ e migliorare il ‘coping’ e la necessità di riconoscere lo stato di ‘single’ del paziente come segno di supporto sociale sfavorevole. Non a caso, vari studi hanno dimostrato un aumentato rischio di metastasi alla diagnosi di tumore in pazienti ‘single’, divorziati o vedovi. Da qui, l’importanza dei servizi di supporto psico-oncologico che, assieme a un trattamento aggressivo dei sintomi di depressione e ansia, aumenterebbe la probabilità di aderenza alle cure e il prolungamento della sopravvivenza, anche più della stessa chemioterapia. Lo studio di Ayal A. Aizer e colleghi lo conferma con il potere dell’attaccamento tra persone che si manifesta con il contributo del matrimonio alla sopravvivenza. La risposta a questo è, secondo l’autore dell’editoriale, lo sviluppo di programmi di supporto individualizzati volti ai pazienti che più ne hanno bisogno.