Lo studio SOGUG 02-06 di fase 2 conferma, anche se in via preliminare, l’attività sinergica di gemcitabina, alla massima dose tollerata, e capecitabina, seguite da sorafenib in monoterapia. La somministrazione di una chemioterapia alla massima dose tollerata (MDT) seguita da chemioterapia metronomica (basse dosi somministrate più frequentemente) agisce sulle cellule endoteliali vascolari del tumore aumentando l’effetto anti-tumorale dei farmaci anti-angiogenici. Lo studio multicentrico di fase 2 ha valutato l’efficacia di una MDT di gemcitabina combinata a chemioterapia metronomica (capecitabina e l’inibitore multichinasico sorafenib) per il trattamento di pazienti con carcinoma renale metastatico. I pazienti sono stati arruolati in otto centri spagnoli tra dicembre 2006 e aprile 2008; avevano età superiore a 18 anni, carcinoma renale metastatico a cellule chiare confermato all’esame istologico, performance status ECOG tra 0 e 1, non erano stati sottoposti precedentemente ad alcuna terapia e non avevano indicazione o erano intolleranti a immunoterapia. Il trattamento consisteva in gemcitabina e.v. (1000 mg/m
2 ai giorni 1 e 8), capecitabina orale (500 mg/m
2 x2 volte al dì, con aggiustamento della dose finale, ai giorni 1-14), per 6 cicli, seguite da sorafenib in monoterapia (a discrezione dell’investigatore, se il beneficio clinico era visibile). L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione (SSP) mediana nella popolazione di pazienti che avevano ricevuto il trattamento. I ricercatori afferenti allo Spanish Oncology Genitourinary Group (SOGUG) hanno arruolato 44 pazienti, 40 dei quali hanno ricevuto il trattamento. La SSP mediana era 11.1 mesi (IC 95%: 7.9-17.1). Una risposta parziale è stata ottenuta in 20 pazienti, la stabilizzazione della malattia in 17. La maggior parte degli eventi avversi era di grado 1 o 2. Gli eventi avversi di grado 3 erano fatigue o astenia (n = 9), reazione mano-piede (n = 11), mucosite (n = 3), diarrea (n = 2), infezione (n = 2) e reazioni allergiche, ipertensione, e rash cutaneo (tutti n = 1), mentre tossicità ematologica di grado 3 si è manifestata in 9 pazienti. Un decesso per embolia polmonare è stato registrato come dispnea di grado 5, ed era probabilmente correlato al farmaco in studio. La SSP e i tassi di risposta erano superiori a quelli osservati precedentemente con gemcitabina e capecitabina o sorafenib quando somministrati in monoterapia ai pazienti con carcinoma renale metastatico. Gli eventi avversi erano controllabili nella maggior parte dei pazienti. I risultati dello studio pubblicato nella rivista The Lancet Oncology (
leggi abstract originale) confermano, anche se in forma preliminare, l’attività sinergica del regime ‘chemo-switch’, già studiato in ricerca preclinica, e meritano ulteriore approfondimento.