martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
24 Febbraio 2014

RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL TIMO: ADIUVANTE, INDUTTIVA E DEFINITIVA

Sebbene storicamente timoma e carcinoma timico siano trattati chirurgicamente, la radioterapia ha un ruolo importante, sia come trattamento post-operatorio per ridurre il rischio di recidiva al mediastino, sia come parte di un trattamento definitivo nei pazienti che non possono essere sottoposti a chirurgia. La revisione, pubblicata sulla rivista Frontiers in Oncology (leggi testo), riesamina le attuali terapie delle neoplasie maligne del timo con particolare riferimento alla radioterapia. Ritsuko Komaki e Daniel R. Gomez della University of Texas MD Anderson Cancer Center di Houston hanno analizzato i potenziali benefici della radioterapia in questi rari tumori primari del mediastino anteriore. La radioterapia dovrebbe essere utilizzata più frequentemente quando cresce il rischio di recidiva e, invece, nei pazienti con bassa probabilità di recidiva potrebbe essere evitata. Dopo resezione completa, nei pazienti con rischio intermedio di recidiva oppure in quelli con istologia più aggressiva (carcinoma timico) o in stadio Masaoka II e III, si potrebbe osservare beneficio dalla radioterapia adiuvante. Il dosaggio di radioterapia da utilizzare varia tra 40 e 64 Gy nei tumori con margine microscopico positivo, in frazioni di 1.8 – 2.0 Gy, anche in combinazione con la chemioterapia, specialmente nei pazienti con carcinoma timico. Nei pazienti con tumore non resecabile, si può utilizzare la chemioterapia neoadiuvante per ridurre il tumore e renderlo operabile, ma anche la radioterapia o la combinazione dei due trattamenti possono essere considerate. La radioterapia definitiva è generalmente adottata per i pazienti non candidati alla chirurgia, a causa dell’estensione del tumore o per altre indicazioni mediche. Dato che la chemioterapia è un noto sensibilizzante alla radiazione, la combinazione con la radioterapia potrebbe ottenere il controllo della malattia. Un approccio multimodale, come la terapia tri-modale, oppure la chemio-radioterapia definitiva sono raccomandati nel carcinoma timico non operabile, in tutti gli stadi della malattia; in questo caso la dose di radiazione da utilizzare è di 54 Gy. La chemioterapia di induzione per il carcinoma timico e il timoma invasivo prevede la somministrazione di tre cicli di ciclofosfamide, doxorubicina, cisplatino e prednisone, seguiti dalla resezione chirurgica. Negli ultimi anni è variato l’approccio terapeutico verso questi tumori, in funzione della maggiore caratterizzazione molecolare del tumore, ma al momento i risultati con inibitori specifici di cKIT, VEGF-A/VEGFR, EGFR o inibitori dell’istone deacetilasi, non sono soddisfacenti. Infine, le nuove tecniche, come la radioterapia conformazionale tridimensionale (3D-CRT), la radioterapia a intensità modulata (IMRT) e la terapia a flusso di protoni, sono raccomandate perché possono minimizzare il danno agli organi vicini, ma con una maggiore dose di radiazione al tumore. In conclusione, la radioterapia può rispecchiare l’esigenza di massimizzare il controllo locale di queste neoplasie maligne e ottimizzare gli ‘outcome’ di sopravvivenza, specialmente quando associata alla resezione completa del tumore.
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