venerdì, 28 marzo 2025
Medinews
7 Gennaio 2014

PROGRAMMA ‘LIVERPOOL CARE PATHWAY’ PER I PAZIENTI ONCOLOGICI IN OSPEDALE: STUDIO RANDOMIZZATO ‘CLUSTER’

Il programma ‘Liverpool Care Pathway’ in Italia (LCP-I), condotto dai ricercatori afferenti al Liverpool Care Pathway Italian Cluster Trial Study Group in collaborazione con i colleghi del King’s College di Londra e dell’European Palliative Care Research Centre, Norwegian University of Science and Technology di Trondheim, ha mostrato risultati limitati rispetto a quanto registrato in precedenti studi di fase 2. Tuttavia, se il programma fosse implementato in misura appropriata avrebbe la potenzialità di ridurre la differenza di qualità delle cure registrata negli ‘hospice’ rispetto agli ospedali. La qualità delle cure fornita ai pazienti oncologici terminali e alle loro famiglie in ospedale è attualmente inferiore alle aspettative. Il ‘Liverpool Care Pathway’ in Gran Bretagna è stato sviluppato per i pazienti terminali allo scopo di trasferire agli ospedali la migliore pratica acquisita negli ‘hospice’: nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet (leggi abstract), gli autori hanno valutato l’efficacia del progetto LCP, nel contesto italiano, nel migliorare la qualità delle cure di fine vita ai pazienti oncologici in ospedale e ai loro familiari. Nello studio randomizzato ‘cluster’, pragmatico, 16 reparti ospedalieri di medicina generale sono stati randomizzati per implementare il programma LCP-I vs la pratica ospedaliera standard; in ciascun reparto, sono stati identificati tutti i pazienti deceduti per cancro nei 3 mesi precedenti alla randomizzazione (pre-intervento) e nei 6 mesi successivi al completamento del programma di ‘training’ di LCP-I (post-intervento). Endpoint primario di questo studio era la scala di valutazione globale della qualità delle cure mentre l’analisi era di ‘intention-to-treat’. Durante la valutazione post-intervento, sono stati raccolti i dati di 308 pazienti deceduti per cancro: 147 nei reparti randomizzati al programma LCP-I e 161 nei reparti di controllo. In totale, sono stati intervistati 232 componenti di famiglie dei 308 totali (75%): 119 su 147 (81%) parenti che si prendevano cura dei pazienti nei reparti inclusi nel programma LCP-I (dimensioni medie del ‘cluster’ 14.9, range: 8 – 22) e 113 su 161 (70%) parenti di pazienti ricoverati nei reparti di controllo (dimensioni medie del ‘cluster’ 14.1, range: 8 – 22). Dopo implementazione del programma LCP-I, non è stata osservata alcuna differenza significativa sulla distribuzione dei punteggi di valutazione globale della qualità delle cure tra i reparti inclusi nel programma di implementazione LCP-I e quelli di controllo (punteggio: 70.5 su 100 vs 63.0 su 100; differenza media aggiustata per cluster: 7.6, IC 95%: -3.6 – 18.7; p = 0.186). In conclusione, l’esito del programma ‘Liverpool Care Pathway’ in Italia è stato inferiore agli effetti osservati in precedenti studi di fase 2. Tuttavia, se il programma fosse meglio implementato potrebbe ridurre il divario che esiste nella qualità delle cure tra ‘hospice’ e ospedali. Ulteriori ricerche sono dunque necessarie per assicurarsi che i componenti del programma LCP-I possano essere efficaci e per sviluppare e determinare una più ampia gamma di approcci per migliorare la qualità delle cure in ospedale per i pazienti terminali e per le loro famiglie. Lo studio è stato supportato dal Ministero della Salute italiano e dalla Fondazione Onlus Maruzza Lefebvre D’Ovidio.
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