L’efficacia preventiva della somministrazione di nadroparina, eparina a basso peso molecolare, sul rischio tromboembolico in pazienti trattati con la chemioterapia è stata dimostrata in uno studio multicentrico, controllato verso placebo, in doppio cieco. I risultati dello studio PROTECHT sono stati presentati al 50° convegno annuale dell’American Society of Hematology, tenutosi a San Francisco tra il 6 e il 9 dicembre scorsi da Giancarlo Agnelli dell’Università di Perugia (
leggi abstract originale). I pazienti con cancro avanzato o metastatico trattati con chemioterapia mostrano un maggiore rischio di eventi tromboembolici, ma ad oggi non era ancora stata dimostrata evidenza dell’efficacia dell’uso profilattico di antitrombotici. A questo scopo, 1166 pazienti con vari tipi di cancro allo stadio avanzato o metastatico (279 al polmone, 235 al colon, 165 al seno, 143 all’ovario, 98 allo stomaco, 87 al retto, 53 al pancreas, 36 a testa-collo e 54 di altro tipo) sono stati randomizzati, in rapporto 2:1, a nadroparina (3800 anti-Xa UI, una volta al dì) o placebo sottocute, iniziati con la chemioterapia e somministrati per tutta la durata del trattamento o al massimo per 4 mesi. Solo 16 dei 769 pazienti (2.1%) trattati con nadroparina e 15 dei 381 pazienti (3.9%) nel gruppo placebo hanno manifestato eventi tromboembolici, con una riduzione del rischio relativo del 47.2% nel gruppo trattato con l’antitrombotico. Poiché solo 5 pazienti (0.7%) hanno sviluppato sanguinamento maggiore con nadroparina, la prevenzione del rischio tromboembolico appare sicura rispetto al placebo (nessun evento emorragico maggiore e comparabile incidenza di sanguinamento lieve).