Universal screening of patients with newly diagnosed cancer for hepatitis B virus (HBV), hepatitis C virus (HCV), and HIV is not routine in oncology practice, and experts disagree about whether universal screening should be performed. To estimate the prevalence of HBV, HCV, and HIV infection among persons with newly diagnosed cancer. Multicenter prospective cohort study of patients with newly diagnosed cancer (ie, identified within 120 days of cancer … (leggi tutto)
L’analisi pubblicata da Ramsey e colleghi riguarda un aspetto sicuramente importante per la gestione dei pazienti oncologici nella pratica clinica, esaminando la prevalenza di infezione da virus dell’epatite B, da visus dell’epatite C e da HIV nei pazienti alla diagnosi di tumore.Nella casistica presa in considerazione, il 6,5% aveva una pregressa infezione da HBV e lo 0,6% un’epatite cronica da virus B; il 2,4% risultava positivo per HCV e l’1,1% per HIV. In una percentuale non trascurabile di casi la diagnosi di infezione non era precedentemente nota.
Naturalmente, essendo i risultati basati su una casistica statunitense, i numeri non possono essere applicati alla nostra realtà. Tuttavia, l’interesse del lavoro sta nel ricordare i quesiti relativi all’opportunità di eseguire screening al momento della valutazione basale, al fine di valutare l’opportunità o meno di eseguire trattamento farmacologico per la riattivazione virale. Utile ricordare che, sul sito dell’AISF, è disponibile il recente position paper sulla gestione del paziente immunocompromesso con infezione da HCV (scarica il pdf): tale documento ha visto attivamente coinvolti oncologi medici insieme ad altri specialisti.