Per definire la seconda linea si devono considerare età e comorbilità del paziente, localizzazione del tumore ed effetti collaterali manifestati con i precedenti trattamenti
Le decisioni sul trattamento sequenziale del carcinoma renale in stadio avanzato diverranno ancora più difficili quando saranno approvati i nuovi agenti target per la prima e le successive linee di terapia. Circa il 70% dei pazienti trae beneficio dalla terapia target prima della progressione del tumore e il 20% di questi può essere descritto come ‘responder’ a breve termine (sopravvivenza libera da progressione < 6 mesi) mentre il 50% corrisponderebbe alla categoria di ‘responder’ a lungo termine (sopravvivenza libera da progressione > 6 mesi). Il rimanente 30% può rientrare nei pazienti che non rispondono (20%) o che sono intolleranti al trattamento (10%). La sfida, sottolineata dagli autori della revisione pubblicata sulla rivista Expert Review of Anticancer Therapy (leggi abstract), consiste nel definire l’agente ottimale per la seconda linea tra più del 70% dei pazienti che mostrano progressione dopo risposta iniziale a un inibitore tirosin-chinasico somministrato in prima linea. Dato che è impossibile definire per ogni paziente la terapia di seconda linea ottimale, i ricercatori della Fondazione, IRCCS, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano suggeriscono che l’età e le comorbilità del paziente, le localizzazioni del tumore e gli effetti collaterali manifestati con le terapie precedenti debbano essere presi in considerazione per ottimizzare l’uso in sequenza dei diversi agenti.Renal Cancer Newsgroup – Numero 9 – Ottobre 2012