Il rischio di sviluppare complicanze entro tre anni dalla diagnosi di anemia lieve è più elevato nelle persone anziane, specialmente in associazione a malattie croniche
L’anemia lieve è frequentemente osservata nell’anziano, anche se nella pratica medica a questa alterazione non viene data molta considerazione. Lo studio, pubblicato nella rivista Haematologica (leggi abstract originale), ha investigato l’associazione tra anemia lieve e ospedalizzazione e mortalità nell’anziano. Lo studio prospettico ha interessato tutta la popolazione di età compresa tra 65 e 84 anni residente a Biella tra il 2003 e il 2007. Le analisi del sangue di 7536 persone anziane sono state utilizzate per la stima della mortalità, mentre informazioni sulla salute di una parte di queste (4501) erano tali da permettere la valutazione della prognosi. L’anemia di grado lieve era definita come una concentrazione di emoglobina compresa tra 10.0 e 11.9 g/dL nelle donne e tra 10.0 e 12.9 g/dL negli uomini. Il rischio di ospedalizzazione nei 3 anni successivi alla dimostrazione dell’anemia era più alto negli anziani con anemia lieve che in quelli non anemici (HR: 1.32; intervallo di confidenza [IC] 95%: 1.09-1.60). Il rischio di mortalità nei successivi 3.5 anni era ancora più alto negli anziani anemici (HR: 1.86; IC 95%: 1.34-2.53). Risultati simili sono stati rilevati anche quando i valori di emoglobina erano leggermente più alti (12.2 g/dL nelle donne e 13.2 g/dL negli uomini) rispetto ai valori presi a riferimento per anemia lieve. Il rischio di morte aumentava significativamente nei pazienti leggermente anemici con associata altra malattia cronica, ma non in quelli con beta-talassemia minore. In analisi multivariata, l’anemia lieve risultava associata a rischio più elevato di ospedalizzazione e mortalità per tutte le cause. Rimane da indagare, in studi clinici controllati, l’effetto di una elevazione delle concentrazioni di emoglobina nel ridurre il rischio associato ad anemia lieve.SIEnews – Numero 4 – 19 febbraio 2009