sabato, 3 giugno 2023
Medinews
9 Dicembre 2019

Olaparib in patients with metastatic castration-resistant prostate cancer with DNA repair gene aberrations (TOPARP-B): a multicentre, open-label, randomised, phase 2 trial

Metastatic castration-resistant prostate cancer is enriched in DNA damage response (DDR) gene aberrations. The TOPARP-B trial aims to prospectively validate the association between DDR gene aberrations and response to olaparib in metastatic castration-resistant prostate cancer. In this open-label, investigator-initiated, randomised phase 2 trial following a selection (or pick-the-winner) design, we recruited participants from 17 UK hospitals. Men aged 18 years or older with … (leggi tutto)

Fino ad oggi, le scelte terapeutiche per i pazienti affetti da carcinoma della prostata candidato a trattamento sistemico non sono state basate sulla caratterizzazione molecolare della neoplasia, a differenza del crescente ruolo delle analisi molecolari in altri tipi di tumori solidi.
Qualche mese fa, al meeting ESMO, sono stati presentati i risultati dello studio di fase III PROfound, che confrontava il PARP inibitore olaparib con un agente ormonale di nuova generazione in pazienti affetti da tumore della prostata resistente alla castrazione, che avessero fallito una precedente linea ormonale di nuova generazione (abiraterone o enzalutamide). I pazienti erano selezionati per la presenza di alterazioni dei geni del riparo del DNA mediante ricombinazione omologa (divisi in 2 coorti, la prima comprendente alterazioni di BRCA1, BRCA2 e ATM, la seconda comprendente alterazioni di altri geni). Quello studio aveva evidenziato un vantaggio significativo in sopravvivenza libera da progressione a favore del trattamento con olaparib, rappresentando un’importante tappa verso l’introduzione di una terapia personalizzata in questo setting.
Sono ora pubblicati su Lancet Oncology i risultati dello studio TOPARP-B, che ha randomizzato pazienti con tumore della prostata resistente alla castrazione, con la presenza documentata di alterazioni nei geni del riparo, già trattati con 1 o 2 linee di chemioterapia, a ricevere olaparib alla dose di 400 o 300 mg due volte al giorno. Ciascuno dei 2 bracci era disegnato per valutare l’attività del trattamento con il PARP inibitore in termini di risposte (valutate come riduzione dimensionale delle lesioni secondo RECIST, oppure riduzione di almeno il 50% del valore del PSA, oppure riduzione del valore delle cellule tumorali circolanti). Olaparib ha dimostrato attività pari al 54,3% dei pazienti nella coorte trattata alla dose di 400 mg due volte al giorno, e pari al 39,1% nella coorte dei pazienti trattati alla dose inferiore. Da notare che lo screening molecolare aveva identificato alterazione eleggibile per lo studio in 161 pazienti di 711 screenati, pari al 22,6%.
Come sottolineato dagli autori nelle conclusioni, si tratta probabilmente di un altro tassello verso l’adozione della caratterizzazione molecolare e verso l’impiego di terapie personalizzate nella futura pratica clinica.
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