Uno studio pubblicato nella rivista Cancer Research (
leggi abstract originale) fornisce due importanti implicazioni, la potenzialità di ottenere nuovi farmaci che contrastino l’attivazione di HOXA9, oncogene che è stato qui individuato correlare con la severità del glioblastoma, il più comune tumore maligno del cervello. Gli oncogeni homeobox (HOX) codificano per importanti regolatori trascrizionali dello sviluppo dell’embrione, implicati nella carcinogenesi, che interferiscono con le terapie target verso mTOR o l’enzima fosfatidilinositolo 3-kinasi (PI3K). Ricercatori del Brain Tumor Research Center presso l’Università della California-San Francisco hanno documentato l’importanza della funzione e il meccanismo di attivazione di HOXA9 nel glioblastoma. L’espressione di geni HOXA è stata analizzata con RT-PCR in linee cellulari di gliomi primari e di glioblastoma ed è stata validata in due gruppi di dati sulla espressione. Nei glioblastomi, i geni HOXA sono aberrantemente attivati in domini cromosomici limitati. L’attivazione della trascrizione del cluster HOXA è resa reversibile con un inibitore di PI3K attraverso un meccanismo epigenetico che coinvolge la trimetilazione dell’istone H3K27. Studi funzionali dell’HOXA9 hanno mostrato la sua capacità di ridurre l’apoptosi e di aumentare la proliferazione cellulare e la resistenza al ligando legato all’apoptosi indotta dal fattore di necrosi tumorale. In questo studio, un’espressione aberrante di HOXA9 è risultata fattore predittivo indipendente di una più breve sopravvivenza globale e libera da progressione in due gruppi di pazienti con glioblastoma e in associazione al promoter di metilazione MGMT (enzima di riparazione del DNA, O(6)-metilguanina-DNA metiltransferasi), già riconosciuto come marcatore prognostico favorevole, in quanto correlato a una migliore prognosi di sopravvivenza. L’attivazione di HOXA9, quindi, è stata evidenziata in questo studio quale nuovo marcatore prognostico negativo del glioblastoma, meccanismo reversibile associato a PI3K.