lunedì, 9 settembre 2024
Medinews
17 Ottobre 2017

Nivolumab Versus Docetaxel in Previously Treated Patients With Advanced Non–Small-Cell Lung Cancer: Two-Year Outcomes From Two Randomized, Open-Label, Phase III Trials (CheckMate 017 and CheckMate 057)

Nivolumab, a programmed death-1 inhibitor, prolonged overall survival compared with docetaxel in two independent phase III studies in previously treated patients with advanced squamous (CheckMate 017; ClinicalTrials.gov identifier: NCT01642004) or nonsquamous (CheckMate 057; ClinicalTrials.gov identifier: NCT01673867) non–small-cell lung cancer (NSCLC). We report updated results, including a pooled analysis of the two studies. Patients with stage IIIB/IV squamous … (leggi tutto)

Nivolumab è stato il primo immuno-checkpoint inibitore ad essere approvato e rimborsato nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato che avessero già ricevuto una combinazione contenente platino.
In ragione dell’outcome terapeutico derivante dall’impiego di questi farmaci, ma anche per un migliore giudizio in merito al rapporto costo-beneficio e una più adeguata valutazione di efficacia, diventa indispensabile acquisire dati a lungo termine. Questo paper pubblicato da Horn e colleghi valuta i due studi registrativi di nivolumab nell’istologia squamosa e non squamosa con un follow-up di 24,2 mesi su un totale di 854 pazienti. Il dato di efficacia continua ad essere superiore per nivolumab rispetto alla monochemioterapia con un Overall Survival Rate del 23% (IC 95%: 16 – 30) versus 8% (IC 95%: 4 – 13) per l’istologia squamosa e del 29% (IC 95%: 24 – 34) versus 16% (IC 95%: 12 – 20) per l’istologia non squamosa; la riduzione del rischio relativo di morte con nivolumab versus docetaxel permane pressochè lo stesso di quello riportato nell’analisi primaria. Tra gli 83 pazienti che nei due studi hanno riportato una risposta al trattamento, circa un terzo sono tuttora in risposta, mentre nessun paziente lo è di quelli trattati con chemioterapia. Inoltre, da una post hoc analisi sull’impatto della risposta sul dato di sopravvivenza globale (OS) risulta che nivolumab sia in grado di incrementare la sopravvivenza non solo nei pazienti in risposta, ma anche in caso di stabilità di malattia. Anche prolungando il follow-up la tollerabilità resta a favore della chemioterapia, senza nessun dato aggiuntivo in termini di safety, nel braccio con nivolumab. L’analisi fornisce inoltre dati in merito all’espressione di PD-L1 dimostrando che alti livelli meglio correlano con un maggior beneficio per l’OS, sicuramente anche per il maggior numero di pazienti con istologia non squamosa (68% della pooled analysis), ma da tenere comunque in considerazione sebbene anche in questo caso (cosi come per l’analisi primaria) venga confermata l’efficacia anche per pazienti con bassa espressione (1%) di PD-L1 (HR 0,78; IC 95%: 0,61 – 0,99).
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