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Medinews
28 Aprile 2017

Nivolumab in patients with advanced hepatocellular carcinoma (CheckMate 040): an open-label, non-comparative, phase 1/2 dose escalation and expansion trial

For patients with advanced hepatocellular carcinoma, sorafenib is the only approved drug worldwide, and outcomes remain poor. We aimed to assess the safety and efficacy of nivolumab, a programmed cell death protein-1 (PD-1) immune checkpoint inhibitor, in patients with advanced hepatocellular carcinoma with or without chronic viral hepatitis. We did a phase 1/2, open-label, non-comparative, dose escalation and expansion trial (CheckMate 040) of nivolumab in … (leggi tutto)

L’epatocarcinoma è tradizionalmente una patologia complessa per lo sviluppo dei farmaci antitumorali, in considerazione dell’elevato rischio di tossicità associato alla compromissione della funzione epatica, spesso presente in questi pazienti. Anche lo sviluppo dei farmaci immunoterapici di nuova generazione non è privo di incognite da questo punto di vista. Lo studio pubblicato su Lancet presenta i dati della fase di “dose escalation” e della successiva “dose expansion” con nivolumab in pazienti affetti da epatocarcinoma avanzato, anche pretrattati con sorafenib. I pazienti della fase di “dose escalation” dovevano avere un punteggio di Child minore o uguale a 7, i pazienti della fase di “dose expansion” dovevano avere uno score minore o uguale a 6. Lo studio prevedeva la divisione dei pazienti eleggibili in 4 coorti: pazienti con infezione da HCV, pazienti con infezione da HBV, pazienti senza epatite virale pretrattati con sorafenib e pazienti senza epatite virale non trattati (o intolleranti) con sorafenib. Nel complesso, l’analisi è basata sui dati di 262 pazienti (48 nella fase di “dose-escalation” e 214 nella fase di “dose-expansion”). Nel complesso, i risultati dello studio sono tranquillizzanti in termini di sicurezza del trattamento in quanto, almeno nella casistica selezionata in termini di buon punteggio di Child, non si sono verificati eventi avversi in proporzione inaccettabile. A fronte di questa discreta tollerabilità, il trattamento con nivolumab è risultato associato a una interessante proporzione di risposte obiettive e, come spesso descritto anche in altre neoplasie solide, la durata della risposta è promettente. D’altra parte, i dati di uno studio a singolo braccio sono assolutamente preliminari per definire l’efficacia del trattamento. Uno studio randomizzato di fase III, i cui risultati non sono ancora disponibili, ha confrontato il nivolumab con il sorafenib, come trattamento di prima linea per i pazienti con epatocarcinoma avanzato. I risultati di tale studio, quando disponibili, definiranno la potenzialità dell’immunoterapia di nuova generazione in questa difficile patologia.
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