Patients with advanced gastric or gastro-oesophageal junction cancer refractory to, or intolerant of, two or more previous regimens of chemotherapy have a poor prognosis, and current guidelines do not recommend any specific treatments for these patients. We assessed the efficacy and safety of nivolumab, a fully human IgG4 monoclonal antibody inhibitor of programmed death-1 (PD-1), in patients with advanced gastric or gastro-oesophageal junction cancer who had been … (leggi tutto)
Lo studio di fase 3, controllato e in doppio cieco, randomizza 2:1 quasi 500 pazienti pretrattati a ricevere nivolumab (3 mg/Kg e.v. ogni due settimane) ovvero placebo. Fattori di stratificazione erano il Paese di origine (Giappone, Corea del Sud o Taiwan), il Performance Status (PS) secondo ECOG (0 vs 1) e il numero delle sedi metastatiche (minore di 2 vs 2 o superiore). Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza globale nella popolazione intention-to-treat.I risultati sono stati presentati dopo un follow-up mediano di circa 8,5 mesi (ridotto, ma sufficiente considerato il setting di trattamento). La popolazione era completamente orientale, con età mediana di circa 60 anni; oltre un terzo dei pazienti aveva ricevuto almeno 4 linee di trattamento, manteneva un buon PS (70% dei pazienti con PS 1). In entrambi i bracci tutti i pazienti inclusi avevano ricevuto fluoropirimidine e platino, l’85% taxani e il 75% irinotecan, solo il 10% dei pazienti aveva ricevuto ramucirumab.
La sopravvivenza mediana era superiore nel braccio sperimentale (5,2 mesi per nivolumab vs 4,1 mesi per placebo, HR 0,63; IC 95%: 0,51-0,78; p < 0,001), con una significativa differenza di sopravvivenza a 12 mesi dalla randomizzazione (26% vs 11%). La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana era sostanzialmente identica (1,6 mesi vs 1,4 mesi) sebbene il tasso di non progressione a 12 mesi favorisse il braccio sperimentale (7,5% vs 1,5%). Non si registravano tossicità inattese, confermando il buon profilo di sicurezza dell’immunoterapico.
Lo studio, certamente interessante, arruola una popolazione di etnia orientale nella quale le caratteristiche biologiche e andamento della malattia non consentono il trasferimento dei dati a soggetti di altra origine geografica. I dati dell’immunoterapia per pazienti occidentali con neoplasia gastrica avanzata presentati in forma di abstract ai recenti convegni internazionali sembrano promettere un analogo vantaggio. Tra questi ricordiamo la coorte esofago-gastrica del CheckMate -032, che testa nivolumab +/- ipilimumab in pazienti chemiorefrattari di etnia caucasica, e quella del Keynote 059, che valuta efficacia e sicurezza di pembrolizumab in una simile popolazione.