The role of chemoradiotherapy (CRT) in locally advanced pancreatic cancer (LAPC) is uncertain after multiple randomized clinical trials have yielded mixed results. The authors used the National Cancer Database (NCDB) to determine whether CRT yields a survival benefit compared with chemotherapy alone (CT). Patients with nonmetastatic LAPC diagnosed during 2004 through 2014 were identified in the NCDB. Patients who received CT were compared with those … (leggi tutto)
Le linee guida AIOM (edizione 2016) sottolineano che “l’impiego della chemioradioterapia nel trattamento del carcinoma del pancreas localmente avanzato è controverso. […] La chemioradioterapia è lasciata a discrezione del clinico. È ragionevole suggerirla come terapia di consolidamento dopo chemioterapia sistemica nei pazienti che non abbiano avuto progressione di malattia, soprattutto in caso di dolore non controllato, sintomi ostruttivi e non definitiva esclusione di resezione chirurgica (ad esempio per estesa infiltrazione arteriosa”. Questo scenario corrisponde ad una raccomandazione clinica dalla forza positiva debole: “I pazienti con malattia localmente avanzata non resecabile potrebbero essere trattati con chemioterapia sistemica, con riferimento agli schemi utilizzati nella malattia avanzata, seguita da chemioradioterapia concomitante di mantenimento”. Lo studio pubblicato su
Cancer è basato su dati osservazionali raccolti nell’ambito del
National Cancer Database (NCDB) statunitense, e non può quindi certo produrre evidenza solida dove tale evidenza non è prodotta dai controversi studi randomizzati esistenti. In ogni caso, con tutti i bias dei confronti di questo tipo, lo studio ha documentato una migliore sopravvivenza per i pazienti sottoposti a chemioradioterapia piuttosto che a chemioterapia da sola, suggerendo inoltre un vantaggio per l’impiego della chemioterapia di induzione prima della chemioradioterapia concomitante e suggerendo un beneficio quando la chemioterapia “di induzione” fosse basata sull’impiego di più farmaci. Le conclusioni degli autori, quindi, non differiscono molto dalla raccomandazione già contenuta nelle linee guida AIOM.