Ematologi dell’Azienda Ospedaliero-universitaria di Ancona in collaborazione con il GEMaMM hanno valutato il ruolo di una terapia di mantenimento, dopo trattamento con talidomide, desametasone e doxorubicina liposomiale peghilata (ThaDD) in pazienti con mieloma multiplo (MM). I pazienti con MM de novo o in recidiva che avevano ottenuto almeno una risposta minore dopo 6 cicli di ThaDD, sono stati randomizzati a ricevere interferone alfa (IFN, 3 MU 3 volte alla settimana, n = 51) o talidomide (Tha, 100 mg al giorno, n = 52) fino a recidiva. Tutti i pazienti hanno anche ricevuto desametasone (20 mg/4 giorni al mese). Migliore sopravvivenza libera da progressione (SSP) e globale (SG) a 2 anni sono state osservate nel braccio in trattamento con Tha (rispettivamente: 63% vs 32%; p = 0.024; 84% vs 68%; p = 0.030). Lo studio, pubblicato nel British Journal of Haematology (
leggi abstract originale), ha anche mostrato che nei pazienti ad alto-rischio e in quelli che non avevano raggiunto una buona risposta parziale dopo induzione, il trattamento con Tha (e desametasone) ha dato i migliori risultati in termini di SSP. I principali effetti collaterali sono stati neuropatia periferica e stipsi, nel braccio di trattamento con Tha, e fatigue, anoressia e tossicità ematologica, nel braccio con IFN. Nello studio è stata osservata una probabilità di interrompere la cura a 3 anni del 21% nel braccio con Tha e del 44% in quello con IFN (p = 0.014). Un mantenimento con Tha e basse dosi di desametasone rappresenta una buona soluzione nel trattamento a lungo termine del paziente con MM, permettendo un controllo della malattia residua significativamente migliore rispetto alla terapia standard di mantenimento.