martedì, 22 ottobre 2024
Medinews
24 Gennaio 2013

METASTASI CEREBRALI DEL CARCINOMA RENALE NELL’ERA DEGLI INIBITORI DELLE TIROSIN-CHINASI

Con barriera emato-encefalica intatta, il passaggio di sorafenib e sunitinib è limitato, ma l’incidenza di metastasi in questi pazienti è più bassa rispetto all’era delle citochine

L’efficacia degli inibitori tirosin-chinasici (TKI) nel prevenire le metastasi cerebrali in pazienti con carcinoma renale è tuttora poco chiara. Studi preclinici sono stati condotti in topi con deficienza dei trasportatori per i due agenti, glicoproteina p e proteina di resistenza del tumore mammario, per determinare le concentrazioni cerebrali e plasmatiche allo ‘steady-state’ di sorafenib e sunitinib. I ricercatori del Masonic Cancer Center, University of Minnesota di Minneapolis, hanno condotto un’analisi retrospettiva di singolo centro, presso il loro istituto, dei pazienti trattati tra il 2008 e il 2010 per valutare l’incidenza di metastasi cerebrali prima e dopo il trattamento con TKI. Lo studio pubblicato sulla rivista Clinical Genitourinary Cancer (leggi abstract) ha evidenziato che il trasporto di sorafenib e sunitinib attraverso la barriera emato-encefalica è molto limitato. L’analisi ha rivelato anche che il tempo mediano allo sviluppo di metastasi cerebrali era di 28 mesi (range: 1 – 108) durante trattamento con TKI e di 11.5 mesi (range: 0 – 64) nei pazienti che non ricevevano la terapia con TKI. Inoltre l’incidenza mensile di metastasi cerebrali nei pazienti non sottoposti a trattamento con TKI era 1.6 volte più alta di quella manifestata nei pazienti trattati con sorafenib o sunitinib. In conclusione, la penetrazione nel tessuto cerebrale di questi due agenti attraverso una barriera emato-encefalica intatta è limitata; tuttavia, l’incidenza di metastasi cerebrali per unità di tempo è ridotta nei pazienti in terapia con TKI, rispetto a quelli trattati precedentemente, nell’era delle ‘citochine’.


Renal Cancer Newsgroup – Numero 1- Gennaio 2013
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