Al congresso ESMO 2012, una delle presentazioni dedicate allo studio LUX-Lung3 ha evidenziato, in associazione al prolungamento della sopravvivenza libera da progressione nel tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) avanzato, un significativo miglioramento della qualità di vita e un ritardo del deterioramento dei sintomi legati al tumore, rispetto alla terapia standard. Nell’abstract, presentato da Lecia V. Sequist del Massachusetts General Hospital di Boston e pubblicato sulla rivista Annals of Oncology (vedi abstr. 1229PD, pag. ix402), sono descritti i risultati sulla qualità di vita legata alla salute (HRQoL) riportati dai 345 pazienti dello studio LUX-Lung3 di fase III, che ha esaminato l’efficacia di afatinib, inibitore orale irreversibile dei recettori appartenenti alla famiglia ErbB, vs cisplatino/pemetrexed (CP) nell’adenocarcinoma del polmone positivo alle mutazioni del gene del recettore per il fattore di crescita epidermica (EGFR). I pazienti erano stati stratificati secondo la mutazione osservata (Del19, L858R, altre) e randomizzati (2:1) ad afatinib o CP. L’analisi primaria dello studio LUX-Lung3 aveva mostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione (PFS), con una PFS mediana di 11.1 mesi con afatinib e 6.9 mesi con CP (HR = 0.58, p = 0.0004). I sintomi e la HRQoL sono stati misurati utilizzando questionari EORTC QLQ-C30/LC13, sottoposti sia prima del trattamento (basale) che ogni tre settimane, fino a progressione della malattia. Le variazioni ≥ 10 punti sono state considerate clinicamente significative. Analisi dei sintomi di tosse, dispnea e dolore erano state pre-specificate. Il tempo di peggioramento (primo peggioramento dal basale, su scala di 10 punti) è stato analizzato utilizzando un test
log rank stratificato. È stata determinata anche la percentuale di miglioramento/peggioramento ≥ 10 punti o di stabilizzazione. I punteggi medi nel tempo sono stati stimati con modelli longitudinali (curva di crescita a effetti misti). I risultati indicano che più dell’85% dei pazienti ha risposto ai questionari nel periodo esaminato e che tutti hanno riportato scarsi sintomi prima del trattamento (basale). Rispetto alla terapia con CP, afatinib ha significativamente ritardato il tempo al deterioramento dei sintomi di tosse (HR = 0.60; p = 0.0072) e dispnea (HR = 0.68; p = 0.0145), mentre per quanto riguarda il dolore è stata osservata solo una tendenza a favore di afatinib (HR = 0.82; p = 0.1913). Una percentuale più alta di pazienti trattati con afatinib ha riportato un miglioramento ≥ 10 punti per tosse (67 vs 60%; p = 0.2444), dispnea (64 vs 50%; p = 0.0103) e dolore (59 vs 48%; p = 0.0513), rispetto a CP, in particolare nei pazienti che presentavano sintomi al basale. Anche i punteggi medi nel tempo per tosse e dispnea erano significativamente a favore del trattamento con afatinib. In accordo con quanto osservato nel profilo di sicurezza del farmaco, una percentuale superiore di pazienti trattati con afatinib ha riportato un significativo peggioramento dei sintomi di diarrea, infiammazioni al cavo orale e disfagia, rispetto a CP. Altri sintomi come fatigue, nausea e vomito erano significativamente peggiori con CP. In generale, la terapia con afatinib ha migliorato la HRQoL globale, ma anche il funzionamento fisico, di ruolo e cognitivo, rispetto a CP (p < 0.05). In conclusione, gli autori dello studio LUX-Lung3 hanno osservato che il prolungamento di PFS indotto da afatinib era associato a un miglioramento significativo della HRQoL e a un ritardo del deterioramento dei sintomi legati al tumore del polmone, rispetto alla terapia con CP.
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